di Pierluigi Palladini
AVEZZANO – Abbiamo cercato di trovare un modo per non essere retorici e banali per celebrare la Festa della Liberazione e quando il nostro collaboratore Americo Tangredi ci ha raccontato la storia che abbiamo pubblicato, abbiamo detto subito «Questa è l’idea giusta!». Una storia piccola nell’immensa e complicatissima storia della Seconda Guerra Mondiale, di uno scontro fra potenze, dittature e governi democratici, imperi e piccoli paesi, guerre di Resistenza e guerre civili all’interno di un grande conflitto.
La storia di Nonno Pasquale è emblematica perché è la storia di un uomo che, di fronte al sopruso e all’arroganza fa scattare la sua dignità e la sua libertà e reagisce, costi quel che costi. E la storia, non ce ne voglia alcuno, assegna dei ruoli ad ognuno. In quella storia c’erano occupanti oppressori ed occupati oppressi, c’erano dittature e amanti della libertà. Confondere e mettere sullo stesso piano quei ruoli non fa bene alla verità, non fa bene alla storia e soprattutto non fa bene alla democrazia.
L’Abruzzo e la Marsica, in quel periodo, dal 1943 al 1945, vissero, come e qualche volta più del resto d’Italia, anni e mesi tremendi. Ci furono uomini che scelsero di combattere per la libertà e contro l’occupante tedesco e furono processati, uccisi, imprigionati, mandati al confino.
Le testimonanze di quei tragici giorni le troviamo a Pietransieri, vicino Ateleta, dove c’è il sacrario con i resti delle decine di vittime civili uccisi dai tedeschi per rappresaglia, compresi neonati e bambni di 2, 3 anni. Le troviamo a Capistrello, al sacrario dei Martiri di Capistrello, anche qui vittime della rappresaglia germanica, oppure a Casoli, a L’Aquila, a Lanciano e Ortona, e sopratutto le troviamo nelle leggendarie gesta della Brigata Majella e della banda Marsica che arrivarono fino a Bologna. Da quella lotta e da quei martiri uscì l’inchiostro con il quale è stata scritta la Costituzione Italiana.
La Liberazione, insomma, è anche una parte importante della storia di questa regione e di tanti suoi giovani che misero la loro vita al servizio di tutti noi. Questo bisogna tenere sempre presente e questo va insegnato ai ragazzi. La Liberazione fa rima con Dignità e Libertà.