di Roberta Placida
AVEZZANO – Ieri mattina si è riunita davanti al Palazzo Municipale una delegazione di lavoratori ex Lsu- Appalti storici, appartenenti alla “Coop Service”, accompagnati da Emilio Speca, della Filcams-Cgil, per portare all’attenzione della Amministrazione comunale le problematiche inerenti le condizioni di lavoro instabili e fortemente precarie della suddetta categoria. Gli assessori alle politiche sociali, alle politiche del lavoro e alle attività produttive hanno ricevuto la rappresentanza in sala consiliare.
Il calvario di questi lavoratori inizia nel lontano 2000, quando entrò in vigore la legge 124/1999 che prevedeva il passaggio allo Stato di competenze svolte fino ad allora dagli Enti Locali ( Comuni e Province): tra queste i servizi di pulizia ed altre attività ausiliarie svolte nelle Scuole elementari e materne e negli Istituti secondari superiori. Un tentativo di stabilizzazione che, però, in qualche modo,e da qualche parte, ha fatto acqua. I lavoratori, allora, sono stati assorbiti nelle grandi cooperative di servizi che, di intesa con i ministeri di competenza, Miur e Ministero del lavoro, stabilivano le condizioni economiche non sempre favorevoli e adeguate alla categoria. I lavoratori venivano impiegati nelle scuole con le mansioni equiparate a quelle dei collaboratori scolastici Ata, ma non con lo stesso trattamento economico. Il contratto prevedeva 35 ore settimanali, per scarsi 1000 Euro al mese. Per garantire copertura finanziaria alla gara d’appalto Consip, la continuità occupazionale e la tenuta del reddito, per gli oltre 22.000 lavoratori Ex Lsu e dei cosiddetti “Appalti storici” , il 28 marzo 2014 è stato sottoscritto un accordo interministeriale che consisterebbe in un importante progetto di qualificazione delle scuole chiamato “ScuoleBelle”. Esso prevede mansioni che riguardano la piccola manutenzione, il decoro e il ripristino funzionale.
I lavoratori, in base a questo accordo, lavorano per il 20, 30, 40% delle ore nella scuola per le pulizie e sorveglianza. Ciononostante, il carico di lavoro per gli ex Lsu nelle scuole è aumentato, in quanto la riduzione del monte ore di servizio da prestare negli Istituti scolastici non ha comportato un conseguente sgravio degli oneri lavorativi. Semplicemente, devono svolgere gli stessi servizi in meno tempo. Le rimanenti ore vengono messe da parte (una sorta di banca ore in negativo ) per poi essere recuperate in un secondo momento, andando a svolgere altri tipi di lavori in altre scuole, in altre zone della provincia, senza la possibilità di organizzarsi in gruppi, in alcuni casi anche fuori provincia pur di poter raggiungere il proprio parametro contrattuale, cioè quello originario di 35 ore settimanali. Inutile dire che i lavoratori accumulano debiti nei confronti della Cooperativa, in quanto non riusciranno mai a coprire le ore mancanti, anche perché, quando c’è bisogno di piccola manutenzione, o di lavori per il decoro degli edifici, come pitturare i cancelli esterni, oppure le aule, la scuola informa la cooperativa che gestisce l’appalto, e questa, invece di affidare l’incarico agli ex Lsu già in servizio presso la scuola, manda altre unità per velocizzare l’opera.
Questo meccanismo, che non esitiamo a definire diabolico, non fa altro che contribuire alla crescita esponenziale del debito contratto dai lavoratori. Potranno estinguerlo solo alla fine del rapporto di lavoro, oppure con decurtazioni ad un già misero stipendio. Sono condizioni disumane, quasi di schiavitù, intollerabili in un Paese che si definisce civile, a cui il Governo non può che trovare una soluzione congrua e tempestiva: una legge ad hoc che razionalizzi la materia e dia dignità a questi lavoratori. Riteniamo che la via delle promesse, dei “rattoppi”, e delle “pezze”, neanche troppo a colore, per ricoprire i buchi sia stata già abbondantemente battuta rivelandosi assolutamente fallimentare.