di Sveva Villoresi
MARSICA – Quando l’arido e tortuoso linguaggio della burocrazia diventerà sinonimo di chiarezza e di sintesi, beh! allora sarà davvero il caso di gridare al miracolo. Per dire semplicemente che occorre qualche unità in più e per giunta a mezzo servizio, basta leggere con attenzione un atto deliberativo di un qualsiasi Comune della Marsica.
Comincia nel seguente modo una proposta di deliberazione adottata per decretare il nuovo fabbisogno di personale, peraltro con contratto flessibile, di uno sperduto paesino dell’entroterra nostrano. Sentite: “…Richiamata la delibera di Giunta Comunale numero 80 del 3 aprile dell’anno 2018; richiamato l’art. 4 comma 102 della Legge 183 del 12.11.2011 il quale prevede che le disposizioni contenute nell’art. 9 , comma 28 del decreto legge 31 maggio 2010 n. 78, come integrato dalla legge 183/2011; richiamato l’art. 33 comma 2 del decreto legislativo 165/2011 nel testo da ultimo modificato dall’art. 16 della legge 183/2011; osservato l’ex art. 3 comma 2 del decreto legge 267/2000, considerato che…bla bla bla; rilevato che…bla bla bla, propone di deliberare ecc. ecc.”. E non finisce qui perché la proposta avanzata dall’assessore al ramo viene recepita a verbale dalla Giunta Comunale al completo, la quale a sua volta rileva che “…visti i pareri responsabili degli uffici a’ sensi dell’art. 9 comma 1 del decreto legislativo 267/2000; dato atto del parere espresso dal segretario comunale a’ sensi dell’art. 9 comma 2 del decreto legislativo 267/2000; visti il decreto legislativo 267/2000 e la legge 241/1990 e lo statuto comunale…”, dopo tanto faticoso slalom tra leggi, decreti, commi, regolamenti, codicilli e statuti, finalmente la Giunta Comunale delibera e approva.
Se non vi è venuto un attacco di pazzìa, siete persone sane di mente e robuste di costituzione fisica. Ecco, il sigillo del burocrate è apposto ovunque. E pensare che esiste una guida per fare pace con la chiarezza e la semplificazione, un vademecum messo a punto da un gruppo di lavoro dell’Accademia della Crusca e dal Centro Nazionale delle Ricerche, proprio per rendere accessibili e comprensibili gli atti della Pubblica Amministrazione.
Ed ecco come l’astrusa formulazione di un atto deliberativo di un piccolo Comune, entri a pieno titolo nel manuale oscuro e inspiegabile della burocrazia italiana. Scrivere e parlare chiaro è un dovere morale verso i cittadini. E le istituzioni, dalle più basse alle più alte, hanno l’obbligo di rendere chiaro e più trasparente possibile il dettato dei documenti emanati, così da rispettare il diritto di tutti a comprenderli. Ma, a quanto pare, l’esempio dianzi citato è quello di far perdere l’orientamento e la pazienza a chiunque tenti di interpretare il burocratese.