CAPISTRELLO – Ieri l’altro alla veneranda età di 97 anni è venuta meno Lelia Carpineta, nome che ai più dice poco, ma che è stata una donna di straordinaria importanza per il paese. E’ stata l’ultima fornarina , mestiere che una volta era un fiore all’occhiello dell’economia contadina. Proprietaria insieme al marito di uno dei forni per così dire pubblici, dove le massaie portavano a cuocere il pane rigorosamente preparato in casa e con la tradizionale ricetta.
Il forno di Lelia era punto di riferimento del centro storico, situato appena sotto la strada provinciale, in una zona dove prima si concentravano la quasi totalità delle attività commerciali. Lelia iniziava il suo lavoro di buon mattino, come tutti i forni del resto; all’una cominciavano gli arrivi delle massaie che, con sulla testa il tradizionale oggetto (scifella) grande a seconda delle pagnotte che si portavano, con straordinario equilibrio e senza nemmeno l’uso delle braccia si recavano al forno, dove, con rigoroso rispetto dell’ordine stabilito da Lelia, si infornavano le pagnotte. Il Forno diventava un vero e proprio centro di aggregazione sociale, di ritrovo, di discussione e oggi diremmo anche di gossip. Nell’attesa della cottura c’era spazio per ogni discussione e si spaziava su tutto.
La notte in paese era tutt’altro che silenziosa, le stradine erano animate dalle donne intente a trasportare il loro tesoro, spesso accompagnate dai figlioli per avere un po’ di compagnia o per farsi illuminare la strada; la pubblica illuminazione non raggiungeva ancora tutto l’abitato. All’interno del forno, l’ ampia stanza annerita dal fumo, ospitava decine di persone e tra queste molti ragazzi in attesa che venisse sfornata la famosa pizza al testo fatta alle acciughe o con i peperoni e che rappresentava uno straordinario modo di fare la prima colazione. Non è difficile immaginare l’immenso profumo che le pagnotte appena sfornate, sprigionavano dall’alto delle scifelle tra le ruette del paese.
Oggi, che zia Lelia (così veniva affettuosamente chiamata ) ci ha lasciato, viene a mancare un altro importante pezzo della tradizione locale. Possiamo sicuramente definirla una colonna portante della storia dell’economia del paese. La si ricorda sempre disponibile, pacifica e rispettosa di tutta la sua numerosa clientela. Al suo funerale moltissime persone si sono strette intorno ai parenti, dimostrando uno straordinario affetto verso questa meravigliosa donna. Figli e nipoti possono essere orgogliosi di averla avuta come mamma e nonna e l’intera cittadinanza deve esserle grata per quello che ha rappresentato in tantissimi anni. Una figura che lascia un grande vuoto; da molti anni il forno di Lelia non era più in funzione, coloro che vi passavano accanto venivano colti da un gran senso di tristezza e nostalgia ma, allo stesso tempo, sembrava che si potesse respirasse ancora quella meravigliosa atmosfera fatta di cose semplici. Tra queste: il preparare l’impasto, farlo lievitare e trasportarlo accompagnato da un vociare pacato e soffocato per rispetto della notte e poi l’ attesa per sentire i meravigliosi profumi sprigionati dalla fragranza del pane appena sfornato e avvolto in una copertina per non disperdere il calore. Ciao Zia Lelia.