di PAOLO CAPODACQUA*

AVEZZANO – Accogliamo con estremo piacere ed interesse la proposta che ci ha rivolto Paolo Capodacqua, intellettuale ed artista avezzanese, all’indomani del polemico dibattito scatenato dagli insulti agli abruzzesi rivolti da alcuni simpatizzanti Cinque Stelle all’indomani del non esaltante responso elettorale regionale. Diamo il via, con oggi, ad una serie di… Lezioni di Italiano offerte, gratuitamente, a noi e ai lettori, dal M° Capodacqua.
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Vorremmo dedicare una serie di lezioni di Italiano a coloro che negli ultimi giorni hanno sproloquiato contro gli abruzzesi. Una volta si chiamavano “ripetizioni”, oggi si preferisce parlare di “recupero” o ”ripasso”.
LEZIONE N. 1
Abruzzo e abruzzesi si scrivono con una sola “b” e due “z”. Quindi non “abbruzzesi” o “Abbruzzo” o “abbruzesi”, ma: Abruzzo, abruzzesi….
LEZIONE N. 2
“Hanno”, inteso come terza persona plurale del verbo Avere, si scrive con la “H” davanti e non “anno”. Viceversa, se si vuole augurare “buon anno”, la “H” non va messa.
LEZIONE N. 3
Venuti a conoscenza di una fake, nella quale si dice testualmente: “Gli abruzzesi è meglio se continuano a occuparsi de pecore. Sti burini…”, andiamo a cercare di capire le circonvoluzioni semantiche, grammaticali e culturali di tali affermazioni. Partiamo dal termine “burini”. Intanto diciamo subito che tale termine è talmente in disuso che il T9 (correttore automatico) continua a correggerlo in “budini” (provare per credere)… Nome che a Roma “si attribuiva spregiativamente ai contadini romagnoli che venivano a lavorare la terra nell’agro romano” (dizionario Garzanti), diventato poi sinonimo di “buzzurro”, “rozzo”, “villano” è oggi utilizzato quasi esclusivamente nelle periferie dagli stessi budini…pardon, burini.
Veniamo all’espressione “Gli abruzzesi è meglio se…”. Ecco, mi permetto di suggerire che forse si sarebbe potuto anche scrivere: “Sarebbe meglio (o preferibile) che gli abruzzesi continuino ad occuparsi de pecore”. Fermo restando che il “de” al posto della preposizione semplice “di” ci può anche stare, in quanto espressione simpaticamente più vicina alla colloquialità centro-meridionale, starei attento alla scelta di utilizzare il “se” piuttosto che il “che”… Il “se” chiama il congiuntivo, quindi, al limite, si sarebbe potuto scrivere: “Sarebbe meglio (per tutti) se gli abruzzesi continuassero ad occuparsi di (o de) pecore, ecc…”.
Un’ ultima annotazione va spesa per il termine “Sti”, forma aferetica usata in sostituzione del pronome dimostrativo “questi” . E’ simpatico “sti”, in alcuni casi fa la differenza. Per esempio, un conto è dire “‘stica**i”, un altro è dire “questica**i”, diciamo che la seconda opzione non rende. Quindi, in definitiva, “sti” va bene ma sarebbe preferibile farlo precedere dall’apostrofo:” ‘sti”.
Per quanto riguarda le pecore, che dire? A noi abruzzesi le pecore piacciono talmente tanto che dedichiamo loro anche delle meravigliose poesie:
SETTEMBRE (Gabriele D’Annunzio)
Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natia
rimanga né cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!
Ora lungh’esso il litoral cammina
La greggia. Senza mutamento è l’aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquio, calpestio, dolci romori.
Ah perché non son io cò miei pastori?
Vi aspettiamo in Abruzzo (con una sola “b”, mi raccomando)
(*PAOLO CAPODACQUA è autore e musicista, ha pubblicato diversi dischi e svolge un’intensa attività concertistica in Italia e in Francia. Da giornalista pubblicista ha collaborato con riviste, quotidiani ed emittenti radiofoniche nazionali).