In quelli dove si fanno più interventi calano mortalità e rischi.
Una diagnosi di tumore spaventa e confonde ma, superato l’iniziale smarrimento, la prima domanda che ci si pone è ‘Dove vado a curarmi?’. In aiuto dei pazienti arriva una ‘mappa’ messa a punto dagli oncologi che indica, regione per regione, gli ospedali più ‘esperti’ partendo da un dato di fatto: sono gli istituti dove si effettua un maggior numero di interventi chirurgici annuali quelli che registrano un minor tasso di mortalità e rischi.
In altre parole, la soglia minima di interventi annui prevista dagli standard resta un indicatore fondamentale, ma in Italia varie realtà sono ‘sotto’: così, nel 2017 solo il 27% delle struttura ha eseguito almeno 70 interventi al polmone all’anno e soltanto il 23% ha superato 20 operazioni allo stomaco. Al contrario, è dimostrato che la mortalità a 30 giorni dopo l’intervento chirurgico diminuisce decisamente nei centri con almeno 50-70 interventi all’anno per tumore del polmone, nei centri con almeno 50 interventi per carcinoma del pancreas e nei centri con 20-30 interventi per tumore dello stomaco. La scelta del luogo di cura può dunque fare la differenza. Dall’altro lato, l’Italia registra miglioramenti nel cancro al seno: nel 2017, il 20% degli ospedali ha effettuato almeno 150 interventi chirurgici, lo standard stabilito per legge, rispetto al 16,5% del 2015.
Proprio per orientare i pazienti e i loro familiari nella scelta del centro a cui rivolgersi, Fondazione Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) ha dato vita alla piattaforma ‘Dove mi curo’, presente sul sito della stessa organizzazione. Si tratta di una mappa che, elaborando dati ministeriali Agenas, fa emergere (in numeri assoluti) quanti interventi di chirurgia oncologica vengono effettuati, struttura per struttura. Così, collegandosi a ‘Dove mi curo’ si scopre che per il cancro al polmone, ad esempio, l’ospedale con il maggior volume di interventi nel 2017 è l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (449), che registra il maggior numero anche per gli interventi al seno (2886). Per il tumore al pancreas, invece, l’azienda ospedaliera di Verona registra il maggior numero (319). Va però detto, afferma il presidente di Fondazione Aiom Fabrizio Nicolis, che “non è una classifica ma una traccia di ciò che accade: così, nel Nord, in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, ci sono numeri alti, mentre nel Lazio ci sono grandi volumi ma tutti su alcune grandi strutture di Roma”.
“Nel 2018, in Italia, sono stati stimati 373.300 nuovi casi di tumore – spiega Nicolis – e sempre più spesso i pazienti richiedono informazioni sui luoghi di assistenza. Tuttavia la scelta del luogo di cura deve tener conto non solo dei volumi di attività, ma anche delle buone pratiche assistenziali prima, durante e dopo la chirurgia”. Un quadro che resta tuttavia in bianco e nero, visto che, afferma Alessandro Gronchi, presidente eletto della Società Italiana di Chirurgia Oncologica (Sico), “solo 4 Regioni (Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio) hanno almeno una struttura che esegua più di 50 procedure l’anno nel carcinoma del pancreas e la situazione è ancora più complicata per i tumori rari”.
Insomma, i pazienti “devono essere informati e il nostro sito – conclude la presidente Aiom Elisabetta Gori – può essere un’opportunità importante per valutare il centro più appropriato: andare dunque dove si fanno più interventi, tenendo però presente che importante è valutare non solo il volume di attività ma anche la qualità generale dell’assistenza”.
(ANSA)