BISEGNA – E’ la mattina della raccolta della “guazza purificatrice”, quella del 24 giugno, che si rinnova, nei boschi di Bisegna, con il rito di San Giovanni Battista. Dormono all’aperto, per essere intrisi della “guazza purificatrice” della notte di San Giovanni. E poi, alle prime luci dell’alba, tantissima altra gente si reca nella chiesetta del Santo nascosta tra la faggeta.Persone del posto, ma anche tante altre provenienti da vari paesi della Marsica e, in particolare, da Trasacco (compagnia che rinnova ogni anno il pellegrinaggio a San Giovanni). Poi, alla fontana del Santo, in pieno Parco nazionale d’Abruzzo, in uno scenario naturalistico di rara bellezza, si rinnova il rito del “comparato. Lungo il sentiero che porta al paese, tra i lussureggianti faggi e carpini, costeggiando il fiume Giovenco, i pellegrini portato in processione la statua del Santo fin sopra l’abitato di Bisegna per i festeggiamenti.
E proprio l’eremo di San Giovanni di Bisegna, incastonato tra la fitta boscaglia della Valle del Giovenco, in pieno Parco nazionale d’Abruzzo, è entrato due anni fa a far parte dei dieci eremi d’Abruzzo ricompresi nel progetto di “Valorizzazione degli Eremi abruzzesi attraverso l’arte contemporanea”.
SAN GIOVANNI E LA COMPAGNIA DI TRASACCO
ALCUNI CENNI DELLA TRADIZIONE BICENTENARIA
(di Lucia D’Arcangelo)
Punto di partenza, il censimento del 1819/20, con Ferdinando I° di Borbone.
Il censimento fu fatto dal parrocus Paulus Petrei. Da quel censimento il nome di Giacomo ( o Jacobo) fu annotato nei registri del comune di Trasacco.
L’albero genealogico (della Tradizione). Il Fuoco (la casa) era Fosca Cesidio Di Nicola via dritta, (ricco possidente) sposato con Costantina Bellotta. Ebbero diversi figli tra cui Angela. Angela sposò Giacomo D’Amico natio di Ortucchio. Da lì in poi si sono tramandati la tradizione fino ad arrivare a Domenico D’Amico che avremo alla festa.
Accompagnano questa tradizione degli aneddoti significativi.
Tra i pellegrini mossi da una grande devozione al Santo vi erano sempre anche dei pastori perché volevano prendere l’acqua “miracolosa” che sgorga dalla fontana (risale al 1797). L’obiettivo dei pastori era quello di salvare i capi di bestiame che erano stati colpiti dalla “zoppia”. Il preparato prevedeva un bicchiere di acqua benedetta miscelata con acqua ramata (solfato di rame): in paese veniva chiamata “pietra turchina”. Una volta preparata veniva messa in grandi vasconi dove le pecore immergevano le zampe per disinfettare gli zoccoli. La guarigione era attribuita all’acqua santa.
Altra caratteristica di questo pellegrinaggio è il “COMPARATICO”: i fedeli si recano alla fonte che è nei paraggi del santuario. Dalla fonte esce acqua sorgiva ritenuta “benedetta” e in questa acqua vengono immerse le mani unite delle due persone che vogliono stringere questo legame; recitano una formula che richiama il legame di compari e comari come nel battesimo. Da questo momento si diventa “ COMPARI DI SAN GIOVANNI” E DURA TUTTA LA VITA.
Inoltre tutti i fedeli immergono in questa acqua le mani le braccia il viso perché si ritiene che essa, per intercessione del santo, guarisca le malattie della pelle, in particolare la scabbia.
Ancora…la notte tra il 23 e il 24 giugno pare sia una notte magica caratterizzata dalla presenza dell’acqua e del fuoco. E’ il solstizio d’estate. E’ tradizione europea accendere grandi falò sulle colline o nelle piazze.
Nel nostro eremo si accendeva alle spalle della chiesa e si vegliava fino al mattino per essere presenti e accogliere i compaesani che venivano più tardi per prendere la statua del santo e portarla nella chiesa del paese per festeggiarlo.
L’unica tradizione che resiste ancora è quella del bianco di uovo miscelato con acqua e messo alla finestra in attesa del 24. Le strane forme che si vedono vengono interpretate come buoni auspici o brutti presagi.
In occasione della ricorrenza del bicentenario del gemellaggio tra i fedeli di Bisegna e quelli Trasacco, in onore di San Giovanni Battista, abbiamo voluto dare all’evento una maggiore risonanza affinché si possa ripartire da qui per continuare questo cammino di fede e trasmettere ai nostri figli un’ intensa emozione.
Abbiamo pertanto invitato il sindaco di Trasacco sig. Cesidio Lobene, neo eletto (verrà il vice sindaco e un’assessora) e il parroco della parrocchia della Madonna del perpetuo soccorso . Il sig. d’Amico ha fatto incidere due targhe per suggellare l’importanza della tradizione affinché possa continuare in futuro ancor più partecipata. Ci sarà uno scambio sul piazzale della croce alla prima benedizione che farà il parroco di Bisegna, di ritorno dal bosco. (testo di Lucia D’Arcangelo)
“Legato a San Giovanni Battista, scavato nella Roccia, l’Eremo di San Giovanni a Bisegna fa sentire il peso della storia, con tutto il suo carico di misticismo che rende l’atmosfera speciale. È lì che andiamo per la prima tappa alla ricerca degli eremi dimenticati di Abruzzo.
UN ITINERARIO DI UNA BELLEZZA SCONVOLGENTE
(di Eleonora Conte)
Dopo tante curve e viste mozzafiato, a 1200 metri di altitudine, si arriva Bisegna (Aq).
Percorrendo la strada provinciale 17 con direzione Pescasseroli, prima di uscire dall’abitato del paese, sulla destra vi è una stradina sterrata che conduce alla grotta in cui si pensa abbia dimorato il Santo. E’scavata nella roccia, formata da uno stretto e basso cunicolo che scende per circa 3 metri, con dei gradini che conducono nel luogo in cui è conservata la statua di San Giovanni Battista. La scultura ha sembianze infantili che, a causa della forte umidità, ha assunto il colore della stessa roccia. A pochi metri di distanza si trovano anche una piccola chiesa, al cui interno vi è solo un dipinto raffigurante il S. Giovanni che battezza Gesù nel fiume Giordano e una fontana in pietra costruita alla fine del 1700.
La leggenda racconta che i Monaci di Valleluce (provincia di Frosinone) avevano edificato una chiesa per S. Giovanni ed un piccolo monastero di cui ebbero il dominio fino al 1411 quando dei malviventi la distrussero, ma nel 1530 gli abitanti del paese la riedificarono.
Alla vigilia di S. Giovanni Battista il 23 giugno i devoti accorrono, per lavarsi con le acque del fontanile che proprio nei giorni di festa abbonda di acqua ritenuta miracolosa, la quale viene utilizzata per bagnarsi il corpo in segno di protezione dalle malattie cutanee. Nello stesso giorno viene commemorata anche la tradizione del “comparatico”: un patto di reciproco aiuto fra due persone che si realizza lavando i piedi con l’acqua della fonte e recitando: “cumpare i cummare damuce la mano, la mano ce la demo i cumpari nu saremo!”. Questo accordo li lega in una forma di parentela indissolubile nel nome del Santo, divenendo intangibile per tutta la vita.