L’AQUILA – Inquinamento chimico a Bussi, scatta la commissione di inchiesta della Regione. La decisione è stata dotata nei giorni scorsi e fa tornare a galla una delle più gravi vergogne del nostro territorio regionale, ovvero la scoperta, alcuni anni or sono, di una vera e propria maxi-discarica di rifiuti pericolosi in uno dei luoghi più belli d’Abruzzo.
Così il Presidente del Consiglio regionale, Sospiri (foto): «La Commissione regionale d’indagine istituita sul “Caso Bussi” avrà tre obiettivi da raggiungere entro sei mesi: fare piena luce su quella che è stata una vergogna per la nostra Regione, sollecitare e ottenere l’immediato riavvio delle procedure di bonifica e, contestualmente, perseguire la reindustrializzazione del sito. È un dovere nei confronti delle migliaia di abruzzesi che ancora oggi, a distanza di dodici anni, attendono di conoscere tutta la verità su quella che, in qualche modo, è stata e continua a essere la nostra “terra dei fuochi”. Tutti ricordiamo in modo nitido un “caso” di portata enorme – ricorda il Presidente – , la scoperta di quella che è stata definita la “discarica più grande d’Europa”, dentro le nostre case, con migliaia di persone che all’improvviso hanno scoperto di vivere su una bomba a orologeria – ha ricordato Sospiri -. E ricordiamo le mezze verità emerse giorno dopo giorno, con enormi difficoltà anche per le forze investigative, che hanno faticato a ricostruire una storia cominciata nel secolo scorso. Su Bussi, purtroppo, ancora molto c’è da sapere ed è giusto che la Regione Abruzzo si faccia in qualche modo carico di rimettere insieme, come in un puzzle, i pezzi, o almeno una parte, di quelle carte che avremo modo di leggere, senza sostituirci agli Organi inquirenti, ma lavorando su ciò che è di nostra competenza, amministrativa e politica. Di sicuro la Commissione – prosegue Sospiri – dovrà lavorare per accendere nuovamente i riflettori su quella vicenda che rischia di essere una delle tante “insolute” d’Italia, e questo non lo possiamo permettere per rispetto nei confronti di cittadini che temono per la propria salute. E, poiché Bussi non appartiene solo al passato, ma purtroppo anche al nostro presente – ha concluso il Presidente del Consiglio regionale -, dovremo garantire da un lato l’impegno per riavviare la bonifica del sito, dall’altro per cominciare a parlare e a progettare la sua reindustrializzazione».
Sulla Commissione d’Inchiesta su Bussi, proposta da Giovanni Legnini e sottoscritta dai gruppi di centrosinistra con l’adesione del Presidente del Consiglio Regionale Sospiri e dei gruppi di centrodestra e che ha visto astenuti i soli consiglieri del Movimento Cinque Stelle, questo il commento dello stesso Legnini: «Ringrazio i Consiglieri che hanno sottoscritto e votato questa deliberazione che attua l’art. 24 dello Statuto, che disciplina l’istituto della Commissione di inchiesta – ha dichiarato il consigliere Giovanni Legnini – . La Commissione di inchiesta dovrà indagare e relazionare al Consiglio Regionale, al Comune di Bussi e a tutti i Comuni interessati, e soprattutto ai cittadini abruzzesi, sul perché fino ad oggi non è stata ancora avviata la bonifica del sito né la reindustrializzazione dello stesso. Dovrà inoltre individuare quali sono gli impedimenti che si frappongono alle attività necessarie a mettere in sicurezza l’ambiente e la salute dei cittadini. Sono passati 12 anni dalla scoperta del più grave fenomeno di inquinamento verificatosi in Abruzzo – scrive Legnini – ; ne sono trascorsi 8 e mezzo dall’approvazione della proposta di legge, e dallo stanziamento, che io stesso ho proposto, di 50 milioni di euro per la bonifica; dopo circa 3 anni dalla firma dell’Accordo di Programma tra Regione, Ministero dell’Ambiente, Comune di Bussi e Solvay, e un anno e mezzo dall’aggiudicazione dei lavori, è tutto fermo. Eppure il Ministro dell’Ambiente annunciò sei mesi fa che non vi erano ostacoli e che l’avvio degli interventi era imminente: ma da allora nulla è accaduto. Mi auguro – prosegue – che l’istituenda Commissione di inchiesta nella sua collegialità, con il concorso di tutti, possa scrivere una pagina chiara e definitiva sulla più grave aggressione all’ambiente e alla salute mai verificatasi in Abruzzo, tanto più alla luce del Quinto rapporto nazionale della Società Italiana di Epidemiologia, che contiene valutazioni preoccupanti riguardo all’impatto sulla salute dei residenti. Mi auguro che la Commissione si metta subito al lavoro e possa concludere rapidamente le attività di indagine, provvedendo ad acquisire tutti gli atti e le valutazioni dei soggetti pubblici competenti e delle associazioni e organizzazioni rappresentative degli interessi generali».
Aggiunge il consigliere regionale del Pd Antonio Blasioli (foto): «Penso che sia importante istituire una commissione d’inchiesta su Bussi, perché ci sono ancora aspetti da chiarire, c’è molto lavoro ancora da fare e perché è utile fare lobbying abruzzese per far partire la bonifica. È importante averlo fatto e che a farlo sia stato proprio Giovanni Legnini, artefice e finanziatore della bonifica di Bussi nel 2009. Vogliamo sapere perché gli studi epidemiologici sono i grandi assenti del processo in corte d’Assise di Chieti; vogliamo sapere che bonifica è prevista e dire a gran voce che la somma stanziata non è sufficiente; chiediamo – prosegue Blasioli – perché la manutenzione del capping non viene più effettuata da Solvay dal 2018 e che problemi ci sono per le 700mila utenze a Valle di Bussi (Chieti e Pescara compresi); cosa prevede la reindustrializzazione di Bussi e come si concluderanno i tanti contenziosi aperti: quello civile con Edison e quello tra Edison e la Provincia di Pescara in Consiglio di Stato. Le domande, dunque, sono davvero tante e la provincia di Pescara merita risposte certe, come le meritano tutti gli abruzzesi – conclude il cosnigliere del Pd – , su quella che fu definita la più grande discarica di rifiuti tossici d’Europa e che un terzo delle acque, sia superficiali (fiumi Tirino e Pescara) sia sotterranee, della regione si concentrano proprio in quest’area».