AVEZZANO – Partiamo dal significato della parola inclusivo. Che vale a includere, o meglio che include, che comprende in sé qualche cosa.” (da Treccani)
Cos’è un’area giochi inclusiva? “Un parco giochi classico dotato di un’altalena per utenti in carrozzina come dichiarato spesso dalla stampa o da qualche Sindaco? No; un’area gioco inclusiva è molto di più! L’area giochi inclusiva, o parco giochi inclusivo, lo definisce la parola “inclusivo” è appunto uno spazio che deve includere tutti. Includere significa accogliere, aggiungere, inserire, chiudere dentro: mettere tutte le persone all’interno dello stesso cerchio/gruppo. Ciò significa che non è accettabile che un gruppo di bambini giochi su un castello e un altro bimbo, da solo, stia sull’unico gioco al quale ha accesso ovvero la “famosa” altalena per utenti in carrozzina. Nel parco giochi inclusivo tutti i bambini possono, devono, giocare insieme. Nel parco giochi inclusivo non esistono barriere architettoniche cioè tutti quegli ostacoli che impediscono ad alcune persone di entrare in un luogo e poter utilizzare ogni spazio e strumento, (ad esempio gradini, sassi, rampe troppo ripide, …). Nel parco giochi inclusivo sono installati giochi il più possibile adatti a tutti i bambini, (anche bambini che non possono camminare o riescono a farlo con difficoltà, bambini ciechi, …)” (da parchipertutti).
La premessa è un po’ lunga ma è bene comprenderne il concetto, per non creare equivoci.
Era il lontano 14 marzo 2019 quando venne emesso il comunicato del Comune, amministrazione De Angelis, dal titolo “Arriva il parco giochi con i dinosauri, ecco il progetto”. Seguitava così: “Un tirannosauro rex, un triceratopo e un coccodrillo. Tutti riprodotti in dimensioni reali. Poi scivoli, altalene, una carrucola e tanti altri giochi, tutti a tema. In un’area, ci saranno giochi inclusivi, dove potranno giocare anche bambini diversamente abili.” (https://www.comune.avezzano.aq.it/archivio10_notizie-e-comunicati_0_2384.html)
Tutto il resto poco importa, è la parola inclusivo che suona in modo irregolare. Un giro nel “Dino park” è d’obbligo e, se non lo si vede con gli occhi di un bambino, si scopre tutta un’altra realtà.
Gira che ti rigira tra quei giochi colorati, scalette e scivoli celati da sagome che ricordano i dinosauri, tutto trovi fuorché quelli adatti ai bambini diversamente abili. Forse sì! Eccoli, lì in fondo, forse sono quei 3 (tre) giochi. Il pannello tris? Il gioco bersaglio? oppure il tubofono? Sì, quello che percuotendo, con un martelletto in legno, i tubi in acciaio emettono diverse note musicale! Tre, non saranno troppi? E poi tutti così, uno vicino all’altro, posti in un angolo, in disparte, (questo forse intendeva il comunicato allor quando scrive “in un area”? n.d.r.) lontano da tutti gli altri giochi e ovviamente piantati nel terreno dissestato.
Poi appare lei, quell’ unica piccola altalena, destinazione: disabile. Stai per andar via e…impossibile non soffermarsi sulla pericolosità del gioco della carrucola.
Certo è bellissimo essere trasportati da una postazione all’altra, ma forse non è stata fatta alcuna considerazione in merito.
In un parco sarebbe davvero inverosimile dire ad un bambino: non correre! Se non lì, dove?
Se, sventuratamente, la sua corsa interferisce con il passaggio di un ragazzo sulla carrucola? Sarebbe opportuno provvedere a istallare almeno una rete di delimitazione del percorso.
Pensare che un progetto perfetto di parco, totalmente inclusivo, è chiuso in un cassetto. Perché? Mancanza di finanziamento…in questo caso!!!
“Da anni si parla di rendere Avezzano una città a misura di bambino”, menziona il comunicato. Non per tutti i bambini. Peccato.