AVEZZANO – Immaginate di essere imbarcati su di in un’ enorme nave da crociera e attendere l’arrivo della band che sarà protagonista indiscussa della serata. Immaginate l’atmosfera, le luci, le persone che prendono posto sperando che la normalità sia spazzata via dal suono di un sax tenore. Immaginate che ad entrare sia Ray Gelato con i suoi amati The Giants. Immaginare è meraviglioso ma vivere una situazione ancor di più ed è quello che è successo venerdì 22 novembre, quando sul palco la storica band e il suo leader si sono esibiti in un concerto più unico che raro. Non in alto mare…. sulla terraferma e nell’ambito della variegata e ricca stagione musicale del Teatro dei Marsi. Lasciando qualche piccolo inconveniente tecnico prima del concerto ( il bello della musica dal vivo è proprio questo!) Il Padrino dello swing, si è presentato in tutta la sua spontanea ironia. Una band unita da venticinque anni di collaborazione che ha regalato al pubblico successi indiscussi come that’s amore, mambo gelato, carina , malafemmena, cry me a river e molti altri ancora.
Al pianoforte l’eclettico Gunther Kurmayr, al sax alto e sax tenore Olly Wilby, al trombone Andy Rogers, alla tromba George Hogg, al contrabbasso Manuel Alvarez e alla batteria il giovane Ed Richardson il quale ha lasciato il pubblico letteralmente senza fiato dopo aver eseguito il suo assolo sul brano sing sing. Sketch divertenti e un’ottima esecuzione da parte di musicisti che non è comune ascoltare tutti i giorni. Colpiva nel segno l’estrema omogeneità del suono del sax tenore di Ray Gelato e la semplicità nel canto. Questo accade quando la musica diventa il linguaggio con il quale un essere umano può esprimere se stesso.
Due ore di divertimento e passione oserei dire, per poi incontrare Gelato all’ingresso del Teatro a firmare vinili e a scattare foto. Un rapporto diretto e vero con le persone, senza orpelli o atteggiamenti da star. Diretto e vero come la sua musica e ancor di più quando egli stesso ha spezzato quella sorta di tensione superficiale che si crea tra “chi esegue” e “chi ascolta” chiedendo al pubblico in sala:
“ cosa volete ascoltare”?
Non credo ci si aspettasse un invito simile, eppure qualcuno tra gli “spalti” ha gridato in maniera decisa :
“Volare di Modugno”!
“ E’ da molto tempo che non eseguo questa canzone… ma.. Gunther…one , two, one, two, three, four..”
Foto: Marco Di Gennaro