AVEZZANO – Chi ha avuto la sventura di doversi recare ancor oggi, presso la struttura del nosocomio di Avezzano, si è trovato di fronte a una situazione davvero drammatica. L’unica indicazione che sarebbe stata davvero consona al luogo è “perdete ogni speranza o voi che entrate.”
Sia per accedere al triage, dove si effettua la prima valutazione della condizione clinica del paziente, a cui va attribuito un codice colore che definisce la priorità del trattamento, sia anche per la interminabile attesa della visita.
La situazione nella sala d’aspetto, se pure appare davvero insopportabile, nulla è al confronto di ciò che accade all’interno del pronto soccorso. Ciò che può definire il quadro che si prospetta è il termine: umiliante. Per quel gran numero di pazienti, chi pressanti in pochi metri quadri su lettini e barelle o lungo i corridoi alla mercé degli altrui sguardi, in condizioni di deplorevole e mortificante esposizione del proprio dolore, della propria rassegnazione, vissuto nell’incubo di quel male che li fa apparire, essendo nella maggior parte anziani, ancor più inermi e indifesi.
Maggiormente disarmante è lo sguardo degli infermieri e dei medici per l’azione castrata nei confronti di quella realtà, castrata perché sono in pochi a dover portare conforto, sollievo, pronto intervento a chi chiede e ha bisogno del loro aiuto.
Allora si evidenzia come siano improrogabili le necessità logistiche e operative.
Accolta la dichiarazione del dott. Carlo Rodorigo U.O.C. Pronto Soccorso, Accettazione – PO Avezzano – PPI Pescina – PPI Tagliacozzo, con la quale si è posta in evidenza che: “Capita in periodi l’overcrowding -affollamento, causato da influenza e da patologie associate con morbilità, si dice in termini tecnici, così soprattutto d’estate quando c’è la calura. Purtroppo sono situazioni che si verificano ogni anno, non è soltanto di adesso. Anche l’anno scorso si è riscontrato proprio in estate. Poi bisogna comunque considerare che non si ammalano soltanto persone anziane, si ammala anche il personale, qui siamo “risicati” con due medici, quando dovremmo essere in tre, per smaltire un po’ l’afflusso. L’Azienda lo sa che non ci sono posti letto, quindi purtroppo succede che i pazienti rimangono in attesa qui al pronto soccorso. Facciamo il possibile. Anche se volessimo trasferirli a l’Aquila o Sulmona, la stessa situazione la stanno vivendo anche loro, è una condizione comune, in ogni pronto soccorso d’Italia, non solo nel nostro. La struttura questo permette, c’è una richiesta di ospedalizzazione soprattutto di persone anziane, con problemi respiratori con comorbidità,. Chi è diabetico, chi è cardiopatico, chi è vasculopatico, un minimo sostano al pronto soccorso. Nel momento in cui vengono visitati c’è bisogno dell’ospedalizzazioni, noi chiediamo posto ai reparti e i reparti purtroppo non hanno possibilità di posti letto.”
Si percepisce in queste parole quasi una profonda rassegnazione di chi, con spade di cartone, combatte la battaglia contro i cannoni.
L’impatto con l’utenza è enorme, un ospedale sempre senza posti letto, non ci sono più barelle dove visitare, carrozzine per trasportare i pazienti, manca il supporto del personale, come detto al pronto soccorso lavorano solo due medici e pochi infermieri perché, essendo umani, anche loro si ammalano.
Davvero più grave, se mai si potesse redigere una scaletta in un contesto di tale degrado, è la mancanza di disponibilità di letti in ospedale, ma emerge addirittura la non disponibilità degli spazi. Si è giunti, a fare il blocco barella al 118, appena giunto con un paziente.
L’allarme tragico è “Senza barelle !“.
La grande affluenza di accesso al pronto soccorso con i pochi medici non permette neanche, da parte dei professionisti sanitari, di lavorare nell’OBI dove ci sono altri pazienti da gestire e da valutare. Sembra un Lazzaretto.
La verifica di una tale deplorevole situazione è stata riferita anche al Commissario Prefettizio Mauro Passerotti, che immediatamente si è fatto carico di interagire con il direttore generale della ASL1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila dottor Roberto Testa.
La risposta torna alla considerazione precedentemente fatta. E’ l’overcrowding!
Quindi, la conseguenza logica vorrebbe non trovare soluzioni al problema, tanto capita due volte l’anno che i pazienti non possano trovare un posto letto in caso di ospedalizzazione. Quindi è normale rimanere ammassati in pochi metri quadri l’uno a stretto contatto con l’altro, ignorando l’ immane diffusione di microbi e batteri.
La visita d’ ispezione effettuata a ridosso della propria elezione a ruolo, sia del dott. Roberto Testa che della dottoressa Nicoletta Verì, assessore regionale con deleghe alla Salute e Pari opportunità, ha fatto presagire e ben sperare in un intervento superiore, fino a ora andato vano.
La salute è diritto di tutti, tutelato dalla Costituzione italiana. Doveroso spolverare la memoria:
Il Servizio sanitario nazionale (SSN) è un sistema di strutture e servizi che hanno lo scopo di garantire a tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza, l’accesso universale all’erogazione equa delle prestazioni sanitarie, in attuazione dell’art.32 della Costituzione.
In serata molti pazienti sono stati trasferiti presso il pronto soccorso di Tagliacozzo, dove l’unico medico presente ha dovuto far fronte a una situazione che man mano diventava difficile.
A conferma degli estremi e strani meccanismi che si ripercuotono nei confronti dei dottori e degli operatori sanitari che, anima e corpo, si attivano in situazioni di emergenza allo stremo delle possibilità di esseri umani, possono arrivare anche denunce per la mancata segnalazione della situazione.
Noi per loro lo facciamo!