AVEZZANO – Va bene la realizzazione di una galleria tra i Comuni di Vicovaro e Marcellina, ma occorrerebbero anche, come previsto, il doppio binario Pescara – Chieti – Manoppello, Avezzano – Tivoli – Lunghezza e, in ultimo, una lunga galleria Carrito – Sulmona. Solo così si potrà sperare in un miglioramento effettivo della tratta ferroviaria Pescara – Roma. Così si eviterebbe di parlare di una tratta passiva Avezzano – Sulmona. I tempi sono cambiati e tutto deve essere adeguato alle esigenze moderne, se si vuole veramente guardare avanti.
Nel 1970 il treno Roma-Pescara impiegava 3 ore e 3 minuti, con le sole fermate a Chieti, a Sulmona e ad Avezzano. Oggi le fermate sono numerose, non sempre adeguatamente utilizzate, le quali stanno determinando la totale fuoriuscita dal mercato della mobilità dei treni Pescara-Roma. Ogni fermata ha bisogno di circa 4/5 minuti , e 5 fermate in più significano 20/25 minuti di aumento della percorrenza del treno.
Occorre perciò che la politica decida tra un investimento pubblico efficace (quando consente di collegare Pescara e Roma in tre ore, con fermate solo a Chieti, a Sulmona e ad Avezzano) ed un investimento del tutto inefficace (quello attuale che, per assecondare richieste campanilistiche, consente quasi a tutti i treni Pescara-Roma di effettuare molte fermate ed impiegare così tempi spropositati ). Rifacendomi a tutte le promesse elettorali fatte prima delle ultime votazioni regionali in Abruzzo, quando tutti gli esponenti politici erano d’accordo su tale priorità, chiedo al Governatore Marsilio ed al Sottosegretario alla Presidenza della Giunta Regionale con delega ai Trasporti Umberto D’Annuntiis di attivare almeno un ETR 324, noto come Jazz, sulla tratta Pescara – Roma con tre fermate intermedie (Chieti-Sulmona-Avezzano). Il 30 agosto 2015 è stato effettuato un esperimento con il treno Jazz partito da Roma Termini e arrivato a Pescara in circa tre ore.
Insomma, se si vuole inserire la Piana del Cavaliere, la Marsica e la Valle Peligna all’interno del Corridoio intermodale Tirreno – Adriatico (Barcellona – Civitavecchia – Pescara – Ortona – Vasto – Ploce) bisogna adeguare in modo particolare la tratta ferroviaria Avezzano – Sulmona, la più tortuosa e ripida.
Con questo non intendo dire che le fermate intermedie non debbano esserci: occorre una razionalizzazione tra le esigenze dei centri più grandi con quelli più piccoli; si possono servire decentemente gli uni e gli altri, come in passato. Ribadisco la necessità di un adeguamento progressivo nel tempo per poter accontentare tutte le esigenze. Siamo nel 2020: che cosa aspettiamo per allinearci al movimento globalizzato? Se il trasporto pubblico ferroviario e su gomma saranno adeguati e complementari, può darsi che chi si sia trasferito nella Capitale o a Pescara o in altri grossi centri possa ritornare nelle aree interne di provenienza e viaggiare come pendolare, ritornando a vivere in ambienti più sani e godibili, senza essere sradicato dalla necessità del lavoro o dello studio. Non si parla di grosse distanze e perciò il problema in prospettiva potrebbe essere risolto.
Per concludere, chi si serve dell’alta velocità e poi deve servirsi dei nostri treni regionali per ritornare a casa, rimane allibito nel constatare l’enorme divario tra l’una e l’altra condizione. Questo discorso, che qualcuno potrebbe ritenere un’utopia, in realtà è fattibile e tornerebbe a beneficio di tutta la collettività e farebbe ridurre di molto l’uso esagerato delle automobili, l’inquinamento e i rischi di continui incidenti in una zona accidentata e dal clima rigido. Chi vuol capire, comprenda.
Aurelio Cambise