Quando guarderai da quell’ oblò e griderai “America!” io sarò lì vicina a te. Ho questa lettera tra le mani, una copia che ho conservato per ricordare ogni singola parola. La data è 20 aprile 2018, il giorno seguente Alba, la mia amica di sempre, sarebbe partita per abbracciare l’altro capo del mondo, alla ricerca del suo tempo e del suo futuro. Dai banchi di scuola alla vita in un altro continente: 7700 kilometri di distanza, un biglietto di sola andata, un “ciao” a denti stretti per trattenere le lacrime.
Ripensare alla somma dei giorni vissuti insieme e a quell’adolescenza così sofferta e amata, spalla a spalla, mi ha catapultato in una realtà che pensavo potesse riguardare altre storie e non quella di Alba. Invece Alba ha fatto i bagagli da troppo tempo ormai, ed è andata a cercare , come direbbe mia nonna, “fortuna” altrove. Perché mamma Italia non le ha dato scelta, perché per noi giovani il domani è come un treno impazzito in una stazione di testa, pronto a schiantarsi all’arrivo. Qual è l’arrivo? Il “ poi” , il giorno seguente alla nostra tesi di laurea, al diploma, ad un lavoro precario e al prossimo master da pagare per avere un punteggio decente al prossimo concorso, alla prossima opportunità pseudo-lavorativa, al prossimo slancio. “ La sostanza si vendica sulla poesia” direbbero gli Afterhours negli anni novanta, ma questi non sono più gli anni novanta. Siamo la generazione Y, la penultima lettera dell’alfabeto, spaventati da questo “futuro PROSSIMO”, privo di certezze lavorative, privo di stabilità. Cosa succede allora? Succede che qualcuno non ce la fa più e decide di partire senza guardarsi indietro, recidendo quel cordone ombelicale che lo tiene legato alla sua terra, ai suoi amici, alla sua famiglia.
Ad una vita vissuta nella semplicità di una provincia come la nostra, dove da bimbi il cemento dei condomini e l’erba delle campagne limitrofe erano gli unici confini che ci dividevano dalla possibilità di un domani meraviglioso. Eppure molti dei nostri hanno varcato confini ben più ardui di questa regione. Come la mia amica Alba che da due anni è in Canada. Bisogna ringraziare questo 2020 per averci donato la possibilità di essere connessi anche a migliaia di kilometri di distanza.
Ho chiesto ad Alba di raccontare la sua storia per voi, in questa rubrica che parla dei nostri amici marsicani all’estero. Era felice di dare il suo supporto alla causa e di essere, per una volta, specchio di molte storie che riguardano i nostri ragazzi italiani fuori penisola.
Alba Iacutone ha quasi 27 anni è di Avezzano e si è diplomata presso il Liceo Statale “Benedetto Croce” . Nel 2018 ha deciso di intraprendere il Working Holiday Visa. Il Working Holiday, o International Experience Canada (IEC) offre ai cittadini italiani residenti in Italia un’opportunità di ottenere un permesso di lavoro e studio per il Canada. Le ho posto qualche domanda per saperne di più.
Com’è la vita da immigrato Alba?
E’ una vita difficile e la capisce soltanto chi è un immigrato come me. Hai delle scadenze da rispettare, impegni con il governo, la difficoltà nel fare i documenti. Inoltre sei lontano dagli affetti e dalla TUA vita. Anche il semplice fuso orario di sei ore che mi impedisce di parlare con i miei. Questo non significa, però, che non sia una bella opportunità anche se , ripeto, difficoltosa. Credo sia un’esperienza che bisogna provare solo per un semplice fatto: ci renderebbe tutti più umani.
Dove lavori?
Studio e lavoro. Durante l’Holiday mi sono iscritta al College a Toronto e lavoravo part-time in un Ristorante Pizzeria italiano. Vivevo a Mississauga dai miei parenti canadesi che mi hanno dato un appoggio i primi tempi, per poi cambiare lavoro e andare a vivere da sola a Toronto. Ho lavorato in cucina presso un ristorante Gourmet che ha due sedi: una qui a Toronto ed una a Napoli. Ora è scaduto il mio tempo lavorativo e mi sto dedicando allo studio.
Bene, ma perché proprio il Canada e non per esempio L’Inghilterra prima della Brexit?
Per imparare l’inglese che è una lingua mondiale e per conoscere nuove culture, nuovi posti e modi di vivere differenti. Il Canada è un crogiuolo di culture distanti tra loro.
Questa è la parte più romantica dell’intervista. Conoscere culture differenti tra loro. Quindi quali sono i tuoi progetti futuri? Ti vedi in Italia o no?
Non mi vedo in Italia , tornerò per vacanza, ma non credo ci sia futuro in Italia, almeno per me. I miei progetti sono di andare al College pubblico e studiare Business e MarKeting.
Domanda di dovere: ti manca l’Italia?
Si tanto. Mi manca tutto dell’Italia. Mi mancano gli affetti, la mia città Avezzano, che anche se non è una metropoli come Toronto mi ha dato la vita. Il cibo italiano, ma come dicevo più di tutto, gli affetti che ho lasciato.
Grazie Alba, buona fortuna per tutto. Saremo gli ultimi dei romantici ad abbracciarci tra le pagine dei ricordi.
Termina qui questo altro piccolo scorcio di marsicani che ci salutano dalle più svariate parti del mondo. Siamo parte di una stessa catena che ci lega inevitabilmente gli uni con gli altri e soprattutto in tempi così difficili, credo sia nostro dovere fare tesoro di questo.