AVEZZANO – Niente, è inutile. C’è ancora tanta, troppa gente in giro, lo ha detto persino la squadra dei medici venuti da Wuhan.
Probabilmente, queste persone crederanno di essere invincibili, forse penseranno che la pandemia non li riguarda. Continuano a fare la loro vita, magari si sentono anche stressati dal dover rimanere in casa. Stressati loro, non tutto il personale sanitario che dallo scorso 20 febbraio sta combattendo una guerra estenuante con turni massacranti e che, invece, vorrebbe tanto stare in casa con le proprie famiglie, con i propri figli e invece no, loro sono tutti i giorni in trincea a fare la conta dei morti.
Gli appelli dei sindaci, dei medici, di tutte le autorità in campo, per queste persone, continuano ancora a cadere nel vuoto. Tutte le scuse son buone per uscire di casa: la spesa tutti i giorni, il cane, le sigarette, la corsetta, la passeggiatina, la boccata d’aria. Non pensano affatto che questo loro comportamento, così sconsiderato, mette a rischio tutti anche le loro famiglie, i figli, gli amici, il vicino. Perché la gente è così, finché non ci sbatterà la testa (e ci auguriamo di no!) l’epidemia sembrerà essere una cosa ancora lontana.
E mentre loro fanno la passeggiatina quotidiana, o si ritrovano con gli amici, dagli ospedali si parla di una situazione drammatica, anche in Abruzzo. Sì, anche qui da noi il Covid-19 è arrivato e sta mietendo le prime vittime. E siamo solo all’inizio della diffusione del contagio.
La Valle del Giovenco è la zona marsicana al momento più colpita per la presenza di contagiati in più Comuni. E già ci si deve mettere in fila per i letti in Terapia Intensiva. Una donna, infatti, ha lanciato un grido di dolore e rabbia per la situazione in cui si trova il cognato perché non può essere trasferito all’ospedale di L’Aquila, mentre la sorella e la nipote, da quanto riportato, non hanno ancora potuto fare i tamponi. Come stareste psicologicamente in una situazione dove dovreste convivere con il dubbio per giorni, prima di sapere se siete positivi o negativi al test? E magari anche senza il supporto di uno psicologo.
E già, perché al momento i tamponi non vengono fatti agli asintomatici ma solo se si presentano determinati sintomi, ovvero tosse, febbre e dispnea (difficoltà respiratoria). Inoltre il virus non si trasmette solo agli anziani, l’età dei contagiati si sta abbassando.
Una rianimatrice dell’ospedale di Pescara lancia un accorato appello a rimanere in casa, ad uscire solo se strettamente necessario, perché i medici hanno bisogno che noi combattiamo al loro fianco e il miglior aiuto che possiamo dare è non uscire dalle nostre abitazioni. Lo dice anche la donna di Collarmele risultata positiva al test: “Rispettiamo le regole, fatele rispettare ai vostri ragazzi e, soprattutto, proteggiamo le nostre famiglie, che sono più importanti di qualsiasi cosa”.
La signora, come tanti altri pazienti ricoverati, è sola e, magari, anche spaventata. Non può vedere la sua famiglia ed è preoccupata perché le figlie, a loro volta, sono contagiate e in quarantena. Dovranno affrontare il Covid-19 da sole, come stanno facendo tantissimi altri pazienti in tutta Italia.
La vostra vita, la vita dei vostri figli, dei familiari, della comunità a cui appartenete vale una passeggiata? Lascio a voi la riflessione.
Ecco il messaggio: