AVEZZANO – Oggi, la nostra indagine ci ha portato nella Casa di Riposo e Rsa Istituto “Don Orione”, ad accoglierci telefonicamente è stato il direttore sanitario Dottor Fabio De Angelis, a cui abbiamo chiesto di raccontarci la vita e le emozioni degli ospiti della struttura.
Nella residenza ci sono circa 90 anziani che hanno una età media di 80 anni, tanti sono affetti da demenza senile e che quindi, purtroppo o per fortuna, non riescono a realizzare e capire la situazione di emergenza sanitaria che stanno vivendo.
“Già a fine febbraio abbiamo chiuso l’accesso ai parenti ed eventuali nuovi ricoveri per evitare una probabile propagazione del virus nella nostra struttura. Anche se l’ordinanza del presidente Marsilio è firmata 10 aprile, io mi sono preso la responsabilità, come direttore sanitario, di sospendere l’ingresso a nuove persone già dai primi di marzo.
Tutti noi ci siamo adoperati, immediatamente, ad utilizzare i dispositivi di sicurezza prima che fossero date delle disposizioni in merito, quali ad esempio la misurazione della temperatura corporea o l’utilizzo delle mascherine, delegato solo ai dipendenti poiché potrebbero essere loro dei possibili trasmettitori dell’infezione. Non c’è bisogno di soffocare gli ospiti con l’utilizzo di protezioni, l’importante è che siano gli operatori a rispettare le regole. Possiamo affermare che non abbiamo persone positive al coronavirus.
Noi siamo casa di riposo ed Rsa, al nostro interno abbiamo anche PRM (persone con ridotta mobilità) e che hanno meno di 65 anni. Tutti fanno attività di gruppo e ricreativa, nella struttura ci sono spazi molto ampi ed è facile quindi evitare assembramenti. Per il contatto con i parenti utilizziamo le video chiamate, attraverso i dispositivi aziendali, in maniera tale da non far soffrire loro un momentaneo distacco dalla famiglia: ci sono gli animatori che li rassicurano e non li fanno sentire abbandonati. Gli “animatori” si occupano di mantenere le abilità residue dei pazienti e di cristallizzarle al momento in cui entrano, fanno dei laboratori in cui svolgono musicoterapia, decoupage e terapia del ricordo. Fanno attività contenitore in cui vengono coinvolti più ospiti, anche se in questo momento è più difficoltoso dovendo mantenere le dovute distanze di sicurezza. In estate utilizzano il giardino dove si organizzano pranzi o cene ed eventi estivi per i nonni”.
La tensione e la paura in questo momento è alta, a livello emotivo la soglia dello stress è elevata e non è facile gestire una situazione di emergenza quando in ballo ci sono soggetti deboli che, molto spesso, non percepiscono quanto stia accadendo all’esterno a causa proprio delle loro fragilità. Possiamo però dire che, nel corso della nostra indagine, fino ad oggi, abbiamo riscontrato solo la voglia di farcela, la voglia di superare questo terribile momento nel migliore dei modi e sperare che tutto passi il prima possibile. Forse questi giorni non saranno cristallizzati nella memoria di molti, ma nella nostra memoria resterà l’emozione di ogni persona da noi intervistata che ci ha dimostrato di non soffermarsi al “tanto sono anziani”, ma hanno compreso che sono i nostri nonni. Il loro passato ci ha insegnato il presente, che sarà la base della conoscenza del futuro dei nostri figli. Saremo capaci di tornare a vivere grazie ai loro insegnamenti.