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L’ODISSEA DI UN GIOVANE CELANESE RICOVERATO AL G8 DI L’AQUILA: LASCIATO AL FREDDO PER 16 ORE

Maria Paola Zaurrini di Maria Paola Zaurrini
29 Ottobre 2020
in Cronaca
Tempo di lettura: 4min lettura
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CELANO – È iniziato il 5 ottobre il calvario di Danilo Della Rocca, giovane celanese entrato in una struttura marsicana per un intervento di appendicectomia e arrivato al reparto G8 dell’ospedale San Salvatore di L’Aquila positivo al coronavirus.

Il venerdì prima della data dell’intervento, il ragazzo, come lui stesso ha raccontato alla nostra redazione, era stato sottoposto a tampone e test sierologico che avevano dato esito negativo. Il lunedì è stata effettuata, quindi, l’operazione chirurgica. Sembrava essere andato tutto per il meglio se non per il fatto che dal giorno successivo, ha iniziato ad avere un lieve rialzo della temperatura. Ripetuto d’urgenza il tampone è risultato essere positivo. Data la situazione clinica post operatoria è stato trasferito a L’Aquila e ricoverato nel reparto di malattie infettive.

Con il trascorrere dei giorni le condizioni di salute sono peggiorate, il giovane ha iniziato ad avere sintomi fino a quando è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva, dove è rimasto per sette giorni, per l’assistenza con la ventilazione artificiale attraverso il casco respiratorio e successivamente con la CPAP.

Quando le condizioni di salute sono migliorate è stato quindi portato nuovamente in reparto, in attesa dell’ulteriore tampone che confermasse o meno la negativizzazione ed il probabile rientro finalmente a casa, in famiglia. Il risultato non è stato quello sperato, ma i medici avevano comunque stabilito che potesse fare rientro nella propria abitazione, dato che non presentava più sintomi: l’importante era che stesse in isolamento rispetto al resto dei familiari.

La scorsa notte, però, è successo quanto raccontato da Danilo stesso: “Buongiorno a tutti anche se oggi non lo è.  Voglio far presente, come molti di voi sanno, che sono ricoverato causa Covid a L’Aquila. Quello che sta accadendo da questa notte ore 02:00 è impensabile. Si è rotto il riscaldamento nella mia stanza e non me ne sono accorto subito. Ha iniziato a buttare aria fredda. Quando ho iniziato ad avvertirla era troppo tardi, è arrivata la tosse che non avevo più, raffreddore che non avevo e mal di gola. Ho chiamato in reparto, ho fatto presente il problema e sono venuti solo dopo mezz’ora. Cercavano il telecomando del condizionatore, che da quando sono entrato non ho mai visto, non lo trovavano. Alle 5 sono arrivati con il telecomando, ma l’infermiera non sapeva usarlo, lo ha dato a me ed è andata via. Allora io ho iniziato a fare tutto il possibile: alla fine si sono attivate tutte le funzioni tranne che quella per alzare la temperatura. Mi sono dovuto arrampicare, spostando il letto contro la parete e salirci sopra nonostante non ho piena padronanza delle gambe per cercare di sistemarlo, ma non ho potuto fare altro che spegnerlo perché non ero, giustamente, nelle condizioni di poterlo riparare. Sono le 11:52 in questo momento e dalle 2 di questa notte ancora non arrivano i tecnici. Naturalmente io e il mio compagno di stanza stiamo senza dormire.

Ho sollecitato il reparto 4 volte e mi hanno risposto che stavano provvedendo. Ho chiamato la direzione dell’ospedale due volte, ho fatto presente il problema, ho chiesto di parlare con un responsabile, hanno preso anche il mio numero ma ancora non si è visto nessuno. Mi ha chiamato il dottore del reparto, perchè qui si fa tutto tramite telefono, non entrano se non in orario di visita e mi ha avvisato di essere risultato  ancora positivo dal risultato a seguito  del tampone fatto ieri, dicendomi, però, se a casa ti puoi isolare ti puoi vestire, chiamiamo l’ambulanza e puoi andare. Gli ho fatto presente il fatto che mi è venuta la tosse, che ho mal di gola e raffreddore e lui per tutta risposta mi ha detto che potevo comunque andare a casa. Ho chiamato il medico di famiglia spiegandogli la situazione e mi ha detto assolutamente di non accettare le dimissioni. Il dottore mi ha detto se ora esci e si aggrava la situazione e ti dovesse tornare la febbre,  nelle condizioni in cui stai non sapremmo come poterci muovere, non potresti recarti  al pronto soccorso per fare una lastra o tac perché sei troppo a rischio. Ho richiamato il dottore del reparto riferendo che mi rifiutavo di uscire sotto consiglio del mio dottore, e sapete cosa mi ha risposto? Be’ se il dottore di famiglia è così esperto allora…

Ho cercato di far valere le mie ragioni, dicendo che mi fidavo del mio medico. Dopo che si sono consultati, mi hanno richiamato e mi hanno detto che, dato che avevo ancora sintomi, era meglio se restavo ancora ricoverato.

Siamo arrivati all’inverosimile non riesco a credere a quanto mi sta accadendo: ho chiamato anche la Prefettura che mi hanno detto di chiamare il 113. Ho quindi contattato il 113, ho fatto tutto presente, ho spiegato del riscaldamento e che volevo denunciare quello che mi stava accadendo, mi hanno risposto dicendomi: “Se ha sintomi e sta lì, io cosa le posso fare? Lì provvederanno a curarla e comunque, dato che lei è un malato Covid, non possiamo venire a raccogliere la denuncia”.

Quindi non ho potuto denunciare il fatto, non posso fare nulla. Non credo a tutto ciò forse, lo sto sognando. Ho bisogno di aiuto, si è attivato anche il mio legale e si sta muovendo anche lui per tutelare i miei diritti di malato: non so più cosa fare, io ed il mio compagno di stanza  stiamo dentro al letto solo con copriletto e lenzuola, senza coperta di lana richiesta, oltretutto, da tre giorni.

Non sono riuscito a mettermi nemmeno  in contatto con l’ufficio per la tutela dei diritti del malato. A QUEST’ORA POTEVO STARE A CASA DALLA MIA FAMIGLIA. In tutto questo caos mi sento solo di ringraziare gli oss, gli infermieri che non ci hanno mai lasciati soli e che si stanno facendo in quattro per sopperire anche le mancanze dei colleghi. Qualche giorno fa, di fronte ad un’infermiera che si è tolta le protezioni, dopo essere uscita dalla mia stanza, mi sono emozionato nel vedere i segni rossi della mascherina e i solchi  di stanchezza sul suo volto”.

Solo ora il ragazzo è stato spostato in un’altra camera, ma resta comunque il fatto che, malato, positivo senza sintomi, si ritrova nuovamente a combattere con tosse, raffreddore e mal di gola. Dopo 16 ore al freddo ancora non ha avuto un consulto medico ed eventuali cure.

È inconcepibile dover raccontare, ancora una volta di episodi di malasanità: non si gioca con la salute delle persone. Dopo una giornata che sembrava infinita, forse, per Danilo l’unica consolazione potrà essere solo l’attesa di ricevere buone notizie il prima possibile e di uscire al più presto da questo incubo.

 

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Tags: casco respiratorioCORONAVIRUSMalasanitàOspedale San Salvatore L'Aquilareparto covid

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Maria Paola Zaurrini

Maria Paola Zaurrini

Giornalista

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