CELANO – Una volta c’erano “i ragazzi della 285”: così erano denominati coloro che nell’ultimo scorcio degli anni ’70 venivano assunti in base al provvedimento per l’occupazione giovanile, meglio conosciuta come legge “Anselmi-Berlinguer”.
La legge 285/77 testualmente promuoveva di “incentivare l’impiego straordinario di giovani in agricoltura, artigianato, industria, commercio, servizi, svolto da imprese individuali, associate, cooperative o consorzi e enti pubblici economici”. Venne finanziata per il triennio con 1.060 miliardi di lire.
Perché questo richiamo ad una legge di ben 43 anni fa? Per spiegarne il motivo è necessario fare qualche piccolo passo indietro e ripercorrere, seppur sommariamente, le fasi storiche dell’Italia in quel periodo. La fase di espansione economica degli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale stava lentamente entrando nella recessione. La produzione industriale ristagnava a causa anche della crisi petrolifera che aveva colpito le economie più avanzate del pianeta. In Italia si registrava un clima di incertezza politica, incombeva il compromesso storico, e di paura a causa degli attentati terroristici, con l’epilogo del sequestro Moro.
Ebbene, in questo contesto socioeconomico vide la luce la legge 285 per l’occupazione giovanile. Il sistema per essere avviati al lavoro e per la definitiva assunzione era semplice e, per così dire, molto morbido e facile. Tanti giovani di allora, alcuni anche della città di Celano hanno trovato stabile occupazione in Enti regionali come ARSSA (Ente Fucino), Consorzio di Bonifica, o altri settori della Pubblica Amministrazione grazie appunto alla legge 285. Un percorso agevole che negli anni successivi li ha messi tutti al riparo dalle ripetute crisi economiche e occupazionali che hanno falcidiato il mondo del lavoro.
Oggi, a distanza di quasi 50 anni, tanti di loro, dopo aver conseguito importanti scatti di carriera grazie anche alle lauree conseguite mentre lavoravano, o sono in pensione, avendo concluso il ciclo lavorativo già da qualche tempo, oppure si sono dedicati ad attività imprenditoriali private. Bene, fino qui nulla da eccepire, tutto nella norma. Quasi a conclusione di questo intervento vorremmo però sottolineare una curiosa anomalia: sempre oggi alcune di quelle stesse persone parlano di rinnovamento, danno lezioni di etica e morale a destra e a sinistra. Il bisogno di una nuova classe dirigente per la nostra città è stato il ritornello che veniva ripetuto con insistenza anche da un illustre professore oratore originario di Celano, ma residente ad Avezzano, sul palco nel corso dell’ultima campagna elettorale del settembre 2020. Oggi sempre questo illustre professore appartenente al vecchio PSI di Bettino Craxi e allo scandalo mani pulite e tangentopoli degli anni 90, non fa altro che ripetere quotidianamente gli stessi concetti con tracotante verve, nonostante pur essendo in pensione, continui ad occupare posti di nomina politica senza aver mai lontanamente pensato a farne trarre vantaggio a Celano.
Viene dunque da chiedersi: come è possibile pensare di proporre un rinnovamento della classe dirigente quando non solo l’età anagrafica, ma anche quella del percorso politico e amministrativo, appartengono ad un vecchio modo di gestire la cosa pubblica? Una volta c’erano i ragazzi della 285. Una volta, appunto.