Fine oratore e massimo esponente di “una generazione che non si è mai arresa”, Giorgio Almirante è morto il 22 maggio 1988 a 74 anni e la sua mancanza, dopo 33 anni, è ancora viva nell’immaginario collettivo della destra italiana.
La sua figura è stata difficile ma centrale, complessa ma anche riformatrice all’interno della destra.
Giornalista per passione, nato a Salsomaggiore Terme, nel Parmense, da una famiglia di origine molisana attiva nel mondo cinematografico muto.
A Torino si diplomò e a Roma conseguì la laurea in Lettere. La politica in quei tempi non fu la sua funzione primaria, mentre lo fu il giornalismo, tanto da diventare redattore del quotidiano fascista romano “Il Tevere” diretto da Telesio Interlandi, fino alla chiusura dello stesso nel 1943.
Il 24 gennaio 1988 Giorgio Almirante divenne Presidente del partito, ma la sua salute era in caduta libera.
Dopo un attacco emorragico cerebrale, si spense il 22 maggio. Il destino volle che il giorno prima morisse un altro “padre storico” del neofascismo italiano, Pino Romualdi. Almirante e Romualdi lottarono tutta la loro vita “politica” per il reinserimento di quelli che sono stati considerati gli “esuli in patria”.
La dirigenza missina, in accordo con le due famiglie, decise di fare un unico funerale. La camera ardente venne allestita nella sede storica del MSI, in via della Scrofa 43, a pochi passi dal “tridente” romano. Vi parteciparono moltissimi militanti e simpatizzanti, ma anche una delegazione del Partito Comunista Italiano, come “scambio di cortesia” della visita degli stessi Almirante e Romualdi, alla camera ardente allestita dopo la morte di Enrico Berlinguer.
Il funerale si tenne nella chiesa di sant’Agnese, nella centralissima piazza Navona, e fu una cerimonia maestosa con tantissimi militanti, simpatizzanti e curiosi che al passaggio delle salme alzarono al cielo il braccio destro, in puro stile fascista. La salma di Giorgio Almirante è tumulata presso il cimitero del Verano di Roma.