Partiti in declino; nessuna gara per fare il sindaco.
Parliamoci chiaro: il sindaco non lo vuole fare più nessuno. Molti storceranno il naso, dinanzi a questa affermazione, ricordando i tanti nomi che circolano alla vigilia delle elezioni e le numerose liste per le città più grandi. Però, la politica bisogna saperla leggere.
E, leggendo con attenzione questa tornata di amministrative nella marsica, emergono alcune tendenze.
Pochissimi vogliono essere primo cittadino.
Innanzitutto, un dato che emerge con chiarezza: pochi di quelli che potrebbero fare il sindaco, sono disposti davvero a candidarsi.
Un tempo c’era la fila. Era il ruolo più prestigioso, una delle forme di servizio più alte e la legge li tutelava.
Oggi non è più così. Si presenta più facilmente chi non ha niente da perdere, chi non verrebbe votato neppure dalla sorella, qualcuno interessato a stare nelle stanze del potere e pochissimi altri che un tempo erano autorevoli servitori e, ora, rischiano di fare i martiri.
D’altra parte, al di là delle chiacchiere da bar sui privilegi, la realtà è tutt’altra: casse comunali vuote, social che ti massacrano, l’abuso d’ufficio che non si nega a nessuno, litigate con i consiglieri, qualche visita in Corte dei Conti e questo a fronte di indennità ridicole per chi deve impegnare quasi l’intera giornata.
Risultato? I nomi sono sempre gli stessi. Per uno che accetta, trenta rifiutano.
Non troverete nessuno che dice di no ad una candidatura in parlamento o alla regione. Come mai? Perché hanno poche responsabilità, tanti privilegi e indennità da sogno.
I primi cittadini, con la fascia, si caricano invece tante rogne e non hanno più il prestigio di un tempo.
Quindi, quella fascia tricolore se la litigano in pochi. E quasi sempre sono gli stessi che se la litigavano nelle ultime quattro tornate elettorali.
Dilaga il civismo. I partiti provano a salire sul carro del vincitore
L’altra tendenza evidente in Marsica è l’assoluta inconsistenza dei partiti. Il fenomeno si era già presentato ad Avezzano un anno fa. Il centro destra, che viaggiava a cifre entusiasmanti a livello nazionale, era stato strapazzato al ballottaggio. Il PD appoggiava il civico Babbo al primo turno, e il civico Di Pangrazio al secondo.
Il trend si è ripetuto, se non aggravato, con i centri più piccoli.
Dei 12 comuni al voto, neppure il 30 % ha candidati a sindaco di chiara fede politica. Tra quelli delusi, quelli cacciati, quelli perplessi e quelli furbi, rimangono davvero in pochi a poter dire “io sono della Lega” o “di Fratelli d’Italia” o “del Pd”. C’è qualche acquisto dell’ultima ora che avrà il senso di appartenenza di un giocatore di calcio con Mino Raiola procuratore; per il resto, tutti gli altri, sono civici dichiarati e non pentiti.
L’esempio più eclatante della crisi delle formazioni politiche è Tagliacozzo. Al di là della bravura del sindaco Vincenzo Giovagnorio, che deve aver studiato “l’arte della guerra” di Sun Tzu e il suo invito a vincere prima di scendere in campo, la situazione è stata davvero patetica.
Forze che a livello nazionale sfiorano o superano il 20% non sono state capaci di imbastire un minimo di resistenza. D’altra parte, il Premier Draghi non viene dai partiti e, a Roma e Napoli, il centrodestra candida un civico: quindi non è solo un problema locale. Però l’assenza del desiderio di formare una classe dirigente lascia esterrefatti. Non si capisce dove finisce l’incapacità e inizia altro. Sembra essersi realizzata la battuta di Oscar Wilde – “Adoro i partiti politici. Sono gli unici luoghi rimasti in cui la gente non parla di politica”
Forza Italia: se c’è, è asintomatica.
Discorso a parte merita Forza Italia (merita per modo di dire). Se si esclude la frequente polemica dell’ex sindaco su Avezzano, che ha il solo e personalistico fine di dimostrare che tutto sommato è bravo solo lui e non era così male come amministratore, il partito di Berlusconi sembra scomparso dai radar nella marsica. Rimane il solo Quirino D’Orazio a dare un minimo di dignità alla bandiera.
Almeno la Lega ha Simone Angelosante, presente sul territorio ed ha avvicinato altri. Fratelli D’Italia, può contare sull’attivismo di Gianluca Alfonsi e Mario Quaglieri che, a ben vedere, hanno messo qualcuno dei loro in campo, andando però, anche contro le logiche di partito qualche volta.
In Forza Italia nulla. Neppure un accenno di candidato alla frazione del paesino.
Non c’è, neppure “in borghese”, nascosta in qualche lista con simbolo scolorito oppure c’è ma non la notiamo, non si manifesta: sarà asintomatica.
Per cercare manifestazioni di esistenza devi andare oltre la marsica. Lì qualche curiosità c’è, davvero. Infatti, si è verificato uno strano fenomeno di “espatrio elettorale” con il coordinatore ed ex sindaco di Avezzano, Gabrilele De Angelis costretto a candidarsi a consigliere comunale di Sulmona, forte del fatto che lì non lo conoscono politicamente. E meno male, diremo noi! Bisognava riempire la lista nel capoluogo peligno, tanto il mercato già lo vogliono spostare.
E quindi, anche l’ex sindaco, si è dovuto sacrificare all’urgenza senza grandi filosofie sulle strategie future.
D’altra parte, meglio un Ovidio oggi che una gallina marsicana domani!