Vittoria dal valore inestimabile per l’artista Donato Angelosante Junior che porta a casa un successo strabiliante vincendo il Fiorino D’Argento al XXXVIII PREMIO FIRENZE, promosso ed organizzato dal Centro Culturale Firenze-Europa “Mario Conti” con il patrocinio del Parlamento Europeo, Comune di Firenze, Consiglio Regionale della Toscana. Al Premio Internazionale hanno partecipato artisti provenienti da tutto il mondo. Donato Angelosante Junior, concorrendo nella sezione arti visive, si è aggiudicato in ex aequo il secondo posto nella sezione scultura, accaparrandosi quindi il prestigioso riconoscimento. L’artista ha voluto dedicare l’ambito Premio a Ingrid Angelosante, sua madre, il nipote Renato Di Giuseppe e all’amica di sempre, l’artista Luciana Vicaretti che fin dall’inizio lo hanno incoraggiato, spronato, supportato a continuare la ricerca artistica, fin da quando in tenera età ha iniziato a giocare con i colori ad olio a cui poi si sono aggiunti i primi lavori importanti, l’Accademia ed infine una scelta di vita.
Il lavoro che ha presentato l’artista fa parte di un percorso intrapreso da ben due anni e che lo ha portato a sviluppare un interesse specifico per la manipolazione della carta quale substrato della propria creatività manifesta in queste originali sculture, decontestualizzandone l’uso primigenio, relegato fin dalle origini quale supporto per la parola scritta, o meglio le prime forme di scritture che si perdono nella notte dei tempi. Ma è proprio la parola che ridiventa prepotentemente protagonista quando poi il cuore di queste opere viene realizzata con pagine scritte, quasi a ribadirne quel valore specifico dal quale non si può prescindere. Il suo lavoro è stato esposto a Firenze, a Palazzo Vecchio, Salone dei 500. Per un artista non può esserci onore più grande, esporre in quel Salone dove si confrontarono Leonardo e Michelangelo, l’uno con la “Battaglia di Anghiari” l’altro con “La Battaglia di Cascina”, successivamente affrescate da un altro nome eccellente del Rinascimento, il Vasari.
E proprio l’opera di Angelosante si è trovata ad occupare un posto in prima fila in questo suggestivo spazio, carico di un’atmosfera in cui l’arte si respira ad ogni boccata d’ossigeno. Orgoglio ed estasi per l’artista che è anche Docente di Storia dell’Arte nel ritrovarsi fianco a fianco alle opere di quegli artisti che lo accompagnano da una vita, nelle spiegazioni ai propri allievi ma anche come punto di riferimento imprescindibile per la propria formazione che di certo ha un’impostazione classicista. Eleganza, simmetria, proporzione, bellezza, il tutto frullato in un’opera dal chiaro stampo contemporaneo dal titolo Architettura Spaziale N 10. Essa si ispira alle forme dell’Universo, in cui tutto si origina, muore e si rigenera senza soluzione di continuità, di tempo e di spazio. Fin da bambini la prima cosa che ci colpisce è volgere lo sguardo verso l’alto e sapere che lassù c’è altro oltre noi, i pianeti, le stelle, e sicuramente altre forme di vita. Ma in ogni caso tutto si origina dall’esplosione di una stella che sparge come semi al vento la vita nell’Universo per l’appunto scagliando i mattoni dell’esistenza tutta, in ogni più piccola porzione di spazio così fecondata. Ma se la conoscenza nel corso dei secoli è stata tramandata è proprio grazie al potere della parola scritta che ci ha permesso ogni volta di comprendere ciò che era stato già scoperto e aggiungere altro ancora, strato dopo strato, parola dopo parola.
L’opera presentata per il Premio Firenze è anche un omaggio alla ricorrenza del settecentesimo anno dalla morte di Dante Alighieri. Nel cattolicesimo il numero tre rappresenta la Trinità. Il numero tre è definito il numero perfetto per eccellenza, nonché non abbia nulla a che vedere con i numeri perfetti matematici. In quest’opera tre sono i colori esterni utilizzati, tre sono i cerchi esterni colorati, tre quelli interni realizzati con le pagine scritte della Divina Commedia Di Dante. Tre sono i volumi creati dal sommo poeta, tre sono i canti scelti da Angelosante, tutti estrapolati dall’Inferno, da dove si parte per scendere nelle profondità dell’oscurità per poi approdare all’agognato passaggio quando l’ultimo verso finalmente recita “E quindi uscimmo a riveder le stelle”. Non a caso la parte centrale è affidata proprio a una rivisitazione della celebre scena incisa a suo tempo da Gustave Doré. E’ un segnale illuminato perché anche noi speriamo quanto prima di uscire fuori da questo girone infernale prodotto dal Covid e che ci ha cambiato per sempre?
Complimenti dalla redazione di MarsicaWeb a Donato Angelosnate Junior che da sempre ci ha fatto appassionare a queste sue rinnovate peregrinazioni in tutti i campi artistici, alle sue continue metamorfosi, ogni volta spiazzandoci con lavori originali ed entusiasmanti e che tante emozioni ci ha regalato nel corso del tempo, dal teatro alle opere d’arte.