AVEZZANO – Era stato fermato durante il primo lockdown del 2020, perché sospetto di violare il coprifuoco, ed è stato accusato di aver fornito un’autocertificazione falsata agli agenti. Nell’ultima udienza del 31 gennaio, il giudice Paolo Lepidi ha assolto l’imputato, perché il fatto non sussiste.
La pratica della sentenza è stata abbastanza articolata, ma alla fine gli avvocati Gianluca e Pasquale Motta hanno ottenuto l’assoluzione per l’assistito.
Risaliamo ai fatti. Siamo al 24 marzo del 2020. La polizia di pattuglia, in servizio per l’emergenza Covid19, nota un’autovettura in circolazione con due persone a bordo e le ferma. Alla richiesta dei documenti e dell’autocertificazione, il conducente giustificava il suo spostamento con un visita medica fornendo agli agenti un modulo datato 23 marzo 2020, dove però era leggibile la correzione con 24.
In vigore all’epoca, c’è il primo Dpcm del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dell’8 Marzo, confermato con quello del 22 marzo che vietavano lo spostamento della propria dimora se non per comprovate esigenze di lavoro, necessità o salute. Il Dpcm sarebbe poi stato trasformato in Decreto Legge il 25 marzo 2020, disciplinando di fatto le possibile sanzioni alle violazioni.
In ogni caso, l’accusa della dichiarazione di falso, disciplinata in Italia in materia di codice penale, non è stata comprovata, in quanto gli avvocati sono riusciti a dimostrare che l’imputato non aveva alcun obbligo di fornire la verità sull’autocertificazione che non era preparata ad hoc per la presentazione di un documento a pubblico ufficiale. Gli agenti in ogni caso avrebbero dovuto verificare nell’immediato.