L’AQUILA – La carenza di personale all’interno della ASL 1 e la necessità di potenziamento del fabbisogno del personale in grado di poter soddisfare, in maniera adeguata, i bisogni di prestazioni sanitarie, continuano ad essere i principali ed irrisolti problemi rispetto ai quali poco o nulla è stao fatto in questi anni.
La pandemia da Covid-19 ha evidenziato, ancor di più, la necessità di un importante potenziamento dei servizi sanitari pubblici, a partire dall’esigenza di un incremento immediato del personale in forza.
Ciononostante, abbiamo avuto modo di rilevare che le unità lavorative a tempo indeterminato, fra tutti i ruoli e profili professionali, sono passate da 3249 dell’anno 2019, a 3167 del 2020, per finire a 3175 al 31.12.2021. Ne consegue che nell’ultimo anno sono state fatte solo 8 assunzioni a tempo indeterminato (meno di una al mese!) a fronte di una diminuzione dell’anno precedente pari a 82 unità lavorative, mantenendo inalterata, se non addirittura aumentando la precarietà all’interno dell’Azienda Sanitaria.
Se queste sono state le risposte ai bisogni di salute della cittadinanza della provincia dell’Aquila nel corso di una pandemia mondiale, non osiamo immaginare cosa possa accadere in una situazione di ordinarietà che la nostra Provincia non vive da oltre 15 anni!
Inoltre, assume una consistenza drammatica il ricorso al lavoro precario, infatti, al 31/12/2021, risultano in servizio presso la ASL circa 560 lavoratrici e lavoratori con rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato, molti dei quali avrebbero potuto già essere stabilizzati avendo, in questi anni, maturato i requisiti della cd. Legge Madia e delle previsioni normative relative al personale assunto per l’emergenza Covid..
A questi si aggiungano le oltre 30 unità lavorative in comando/assegnazione temporanea che potrebbero essere immediatamente immesse in ruolo e le innumerevoli richieste di attivazione in ingresso di nuovi comandi/assegnazioni ormai ferme da un anno.
Negli ultimi mesi sono stati fatti, da più parti, diversi proclami riguardanti assunzioni di personale e stabilizzazioni di precari, sia storici che quelli assunti durante l’emergenza Covid-19, ma a tutt’oggi la situazione che si presenta, con i dati alla mano, disegna un quadro drammatico da cui emerge una esiguità di personale ed una estrema precarizzazione del lavoro con conseguente contrazione dei servizi sanitari erogati alla collettività ed un vero e proprio sfruttamento del personale il quale viene utilizzato in dispregio delle vigenti norme in tema di riposi obbligatori ed orario di lavoro.
In più, come se ciò non bastasse ad incidere negativamente sulla vita di lavoratrici e lavoratori che in questi anni hanno garantito più di quanto loro era possibile, la Direzione della ASL, effettua le proroghe del personale precario con ritardi che oramai si attestano intorno al mese, con tutti i rischi e le conseguenze che ciò può ingenerare.
Dette condizioni, da quanto si apprende dagli organi di stampa, verrebbero addirittura censurate dalla Dirigenza della ASL 1 la quale starebbe impedendo al personale di denunciare le condizioni di lavoro, attraverso l’intimazione di indagini interne e sanzioni disciplinari.
Vogliamo ricordare che già nel recente passato abbiamo assistito ad una imposizione del silenzio nei confronti dei dipendenti, con conseguente limitazione della libertà di pensiero ed opinione, contro la quale abbiamo reagito mobilitando cittadini, amministratori locali e tutta la società a sostegno del diritto alla salute, della libertà di opinione, della sicurezza sul lavoro e siamo pronti a scendere di nuovo in piazza per rivendicare il rispetto dei principi sanciti dalla Carta Costituzionale.
Non meno gravi ed importanti sono, inoltre, le notizie che ci giungono rispetto al mancato approvvigionamento di farmaci e dispositivi all’interno di ogni singola Unità Operativa il che starebbe compromettendo la possibilità, che in realtà corrisponde ad un obbligo, di poter erogare adeguatamente le prestazioni sanitarie, anche le più basilari.
La CGIL e la FP CGIL confermano la loro contrarietà ad una politica gestionale del Servizio Sanitario Pubblico che abbia più interesse ad una conduzione ragioneristica della Sanità e non metta tra le sue priorità la qualità dei servizi resi e la qualità del lavoro!
Non è più tempo di infinite riflessioni e valutazioni con il tentativo di celare l’immobilismo evidente a tutti. Il diritto alla Salute, il diritto al lavoro – stabile e di qualità – va garantito nell’immediato e programmato per il futuro e non può realizzarsi solo con retorici proclami.
Per tali motivi, contro un indebolimento della rete dei servizi sanitari pubblici, contro la compressione dei diritti di lavoratrici e lavoratori della ASL, nel dichiararci immediatamente pronti alla mobilitazione, chiediamo alla Regione Abruzzo, alla ASL, al Comitato ristretto dei Sindaci, agli amministratori locali, e a tutti i portatori di interesse, che ognuno si faccia parte attiva e diligente nell’interesse collettivo del diritto alla salute e del diritto al lavoro, affinché questi siano finalmente garantiti stabilmente anche sotto il profilo qualitativo ed in prossimità dei reali bisogni dei cittadini.