Ricorre quest’anno il Cinquecentenario della nascita della duchessa Margherita D’Austria, figlia di Carlo V d’Asburgo, innamoratasi de L’Aquila tanto da diventarne governatrice dal 1572 fino alla sua morte avvenuta nel 1586. La “Madama”impresse una nuova spinta propulsiva alla città sia a livello economico, che artistico e culturale. La giornalista e scrittrice Monica Pelliccione con il suo saggio storico “Alla corte di Margherita”, edito dalla Daimon Edizioni, ha voluto rendere omaggio alla donna e alla politica che ha saputo coniugare in sé doti “manageriali”, politiche e squisitamente culturali.
Il saggio della Pelliccione è stato presentato il 5 luglio scorso, a palazzo Fibbioni all’Aquila e ha aperto gli eventi programmati dall’Amministrazione del capoluogo per il Cinquecentenario della nascita della Duchessa.
Marsicaweb ha intervistato per voi Monica Pelliccione per scoprire qualcosa in più della sua scrittura e della donna che, con pennellate d’autore, ha saputo dipingere a tinte appassionate, ma che non mancano di rigore storico.
Monica Pelliccione, giornalista e scrittrice: come è il tuo rapporto con la scrittura? Da quando inizia e cosa significa per te scrivere?
Con la scrittura ho un rapporto simbiotico, quasi viscerale. Fin da piccola coltivavo il sogno di diventare giornalista, una professione che mi affascinava e incuriosiva. Mi piace raccontare il mondo, quel che accade in Abruzzo e non solo. Le vicende attuali saranno la storia di domani: è un privilegio poterlo fare cercando di trasmettere ai lettori le proprie emozioni, un pezzetto della propria personalità e del sentire più intimo. Cronista da 30 anni del quotidiano Il Centro, nel 2005 sono approdata alla letteratura quasi per caso, su stimolo dell’allora caporedattore del giornale, Giustino Parisse. È nato così il mio primo libro sul polo elettronico. E non mi sono più fermata. Scrivere è passione e stimolo costante, quasi una necessità. I miei libri hanno tutti una matrice intima, che affonda le radici nei sentimenti e nello stato d’animo del momento. Parlano un po’ di me, oltre che della mia meravigliosa terra.
Chi scrive legge anche molto: nell’era dei social, della fretta, della lettura consumata velocemente, ha senso ancora scrivere? Come si può fare per incentivare la lettura?
Pur non disdegnando i social, di cui sono per la professione che esercito un’assidua frequentatrice, resto convinta della lettura dei quotidiani e dei libri come elemento formativo di qualsiasi persona e di costante arricchimento culturale. Il web forniscechiavi di lettura differenti rispetto ad un libro, è veloce, dinamico, accattivante, ma lascia meno spazio alla riflessione personale. Un buon libro è il miglior viatico per un arricchimento culturale costante nel tempo. E, poi, i libri hanno sempre due autori: chi li scrive e chi li legge. L’interpretazione personale dei testi è fondamentale. Ma è pur vero che in Italia, come del resto in Europa, si legge sempre meno: solo il 56% degli italiani sfoglia almeno un libro l’anno. Una percentuale leggermente salita a causa della pandemia, che ha costretto a lungo in casa. Per incentivare la lettura è necessario partire dal basso, dalla formazione scolastica: educare i ragazzi alla decodificazione dei testi, stimolarli ad essere curiosi, ad approfondire la storia, a farne tesoro. Non c’è strumento migliore di un libro.
Passiamo al tuo ultimo libro: “Alla corte di Margherita”, edito dalla Daimon Edizioni.
Da esso si evince un intenso amore per la tua città: L’Aquila. La descrivi con parole appassionate, ma anche intrise di nostalgia: qual è il tuo legame con L’Aquila? Cambieresti qualcosa in essa?
Chi mi conosce sa quanto amo la mia città e come la narrazione letteraria del territorio sia parte integrante dei miei testi. Dai Papi e Santi Celestino V e Giovanni Paolo II, figure legate indissolubilmente all’Aquila con la Perdonanza celestiniana e il Santuario della Jenca, sul Gran Sasso, alla tradizione della transumanza sui tappeti erbosi che dall’Abruzzo conducevano al Tavoliere delle Puglie, fino ai personaggi che hanno segnato il cammino della città nei secoli. Come la Madama Margherita, duchessa austriaca nominata nel Cinquecento governatrice del territorio, la mia cifra letteraria affonda le radici nella storia e nella cultura locale. L’Aquila mi ha dato i natali, qui vivo e lavoro. Non sono mancate, nel percorso professionale, opportunità per lasciare l’Abruzzo, ma ho dato spazio al cuore. Come la fenice, L’Aquila è capace di risollevarsi dopo ogni declino, di rialzare la testa con orgoglio. Lo ha insegnato il sisma del 2009 ma, sfogliando a ritroso le pagine della storia, di fasi alterne di declino e rinascita se ne trovano molte. Una città volitiva, tenace, straordinariamente affascinante. Tanto da non avvertire l’esigenza di cambiare nulla, se non l’auspicio ad una maggiore apertura verso l’esterno e ad una “deposizione delle armi”: meno lotte e guerre fratricide e più coesione. Il risultato non può essere che una crescita collettiva.
Dal tuo saggio si evince anche una profonda ammirazione per Margherita D’Austria, la Madama. Cosa ha significato per te, Monica, dedicarle un libro? Cosa significa per la città di L’Aquila?
Margherita D’Austria, “Margarita” come si firmava nelle epistole, rappresenta l’emblema del Cinquecento aquilano e della rinascita dopo la dominazione spagnola. Profondo e genuino il suo legame con L’Aquila dove, dopo il suo arrivo, il 16 dicembre 1572, nominata dal fratello Filippo II Governatrice della città, soggiornò nel palazzo che prese il suo nome, palazzo Margherita, per decenni sede municipale. Al piglio deciso di governatrice, la Duchessa accosta le raffinate movenze di nobildonna. A corte, dove riunisce poeti e cantori, musici e scultori, filosofi e letterati, è un fiorire di cultura e benevolenza: personalità dall’autentico stile, Margherita ha tratteggiato l’essenza di un’epoca di splendore economico e amministrativo per gli antichi Abruzzi, proiettandoli nel quadro dell’immaginifica storia politica europea. Un libro che vuol essere un omaggio letterario alla Duchessa D’Austria, a 500 anni dalla sua nascita, e al legame con una città, L’Aquila, che l’ha vista promotrice di cultura e sviluppo.
“Alla corte di Margherita” è già alla seconda ristampa. Secondo te qual è il segreto di questa donna colta, elegante, raffinata, ma anche abile politica e perché ancora esercita il suo fascino su chi si imbatte in lei?
L’essere una “manager” d’altri tempi. Antesignana di uno sviluppo economico del territorio che si è concretizzato nella realizzazione, a Pile, di un’azienda agricola, impiantata da Margherita in un’antica cascina. Intrecciava abilmente doti da arguta amministratrice di feudi con la leggiadria di donna di cultura e arte. In un’epoca caratterizzata da guerre politiche e di religione che infiammavano l’intero continente, la Duchessa Margherita divenne una pedina fondamentale nello scacchiere delle alleanze, ma senza scendere mai a compromessi. Tempra di ferro e nobiltà d’animo fusi alla perfezione. Affascinante a distanza di secoli. Credo sia questa la chiave di lettura del successo del libro “Alla corte di Margherita”.
I tuoi prossimi progetti editoriali?
Sto lavorando ad una nuova iniziativa, sulla scia dei molteplici spunti culturali che L’Aquila propone. Ho in cantiere anche una bella collaborazione con una giornalista Mediaset che da anni si occupa di cronaca nera. La voglia di mettermi ancora in gioco non manca.
Monica Pelliccione, giornalista e scrittrice, è nata all’Aquila il 30 aprile 1973. Storica firma del quotidiano “Il Centro”, ha collaborato con importanti testate nazionali quali “Repubblica” e Kataweb. È stata corrispondente dall’Abruzzo dell’Agenzia giornalistica Italia (Agi) e responsabile di vari uffici stampa pubblici e privati. È autrice dei volumi “L’Aquila e il polo elettronico. Retroscena di una crisi” (2005), “Nel nome di Celestino. Una nuova luce per L’Aquila” (2009), “San Pietro della Jenca. Il santuario di Giovanni Paolo II sul Gran Sasso d’Italia” (2013), “Storie di donne” (2019), “L’Aquila – Le 100 Meraviglie +1” (2019) e “Pastori d’Abruzzo” (2019), “Personaggi aquilani” (2020), “Alla corte di Margherita” (2022).