Due articoli di cronaca sulle pagine locali dei quotidiani, sollevano un allarme serio e una grave preoccupazione: è in gioco il destino di decine di lavoratori e la prospettiva di due grandi Aziende della nostra provincia.
Lo sciopero dei lavoratori alla Fiamm-Siapra di Avezzano – che produce batterie – denuncia la crisi del settore e la paura che le conseguenze si scarichino, come al solito, sui dipendenti soprattutto quelli meno tutelati: infatti molti dei lavoratori (tra quelli a Tempo Determinato e quelli “somministrati” dalle Agenzie Interinali) non torneranno operativi.
Eppure l’Azienda, che complessivamente ha circa 450 dipendenti, avrebbe ottenuto un cospicuo finanziamento con i fondi del PNRR destinato sia allo stabilimento di Avezzano per circa 50 mln. (comprese attività di Ricerca e Sviluppo) che a quello di Veronella (VA) per 27 mln.
Tuttavia le ricadute occupazionali non solo non sono chiare, ma addirittura si opera un taglio pesante della manodopera.
Una notizia altrettanto preoccupante arriva da Sulmona, dove il management della Magneti Marelli ha annunciato due settimane di Cassa Integrazione per il calo di produzione alla ex Sevel di Atessa: una scelta che coinvolge tutti i 480 dipendenti dello stabilimento peligno.
Questa fabbrica – che negli anni d’oro contava circa 1.000 dipendenti – è l’unica del Gruppo in Italia a non avere nuove commesse. Senza commesse l’Azienda non vuole fare investimenti tecnologici e, senza questi investimenti, l’apparato industriale vecchio di 50 anni per quantità e qualità di prodotti, costringe i lavoratori a operare su 18 turni (compreso il sabato) per sopperire con la loro attività ai rallentamenti e ai problemi di un impianto ormai obsoleto.
Entrambe queste situazioni sono la conseguenza della crisi italiana dell’automotive e delle prospettive di Stellantis che ha nella ex Sevel (ora Stellantis Europe SpA Atessa) la realtà produttiva di veicoli commerciali leggeri più grande d’Europa.
Da tempo i sindacati, a partire dalla Fiom-Cgil, hanno denunciato le gravi criticità del gruppo, gli scarsi investimenti, le incertezze produttive, le continue riduzioni di organico.
Se l’anno scorso era stato apprezzato il “Contratto d’espansione” (che col prepensionamento di 120 dipendenti favoriva la stabilizzazione di 40 lavoratori precari) pochi mesi fa, in occasione della visita dell’AD di Stellantis, Carlos Tavares, il sindacato ha chiesto “investimenti significativi e mirati perché una fabbrica che continua a operare su linee di produzione datate rischia di restare indietro rispetto a impianti all’avanguardia come quelli della concorrenza. E se i nuovi modelli di furgoni continuano a essere dei restyling – e non un prodotto nuovo progettato con nuove tecnologie – il mercato mondiale li penalizzerebbe.”
La Regione deve essere protagonista, con il Governo, di un’azione strategica per l’industria nazionale e mettere in campo le sue risorse: l’allora vicepresidente Lolli cercava di costruire con tutti i partner del settore una politica industriale (le infrastrutture stradali e portuali per i collegamenti, la digitalizzazione, la formazione, la Carta di Pescara per l’industria sostenibile, l’utilizzo mirato dei fondi FESR e FSE…) che insieme ai Ministeri interessati monitorasse continuamente la situazione. Riprendiamo quella strada per difendere le aziende e i lavoratori abruzzesi.