Comunali di primavera: c’è chi a Chieti brinda all’unità e chi, ad Avezzano, cerca ancora la levatrice.
Il tavolo del centrodestra abruzzese, riunito ieri per affrontare le amministrative, si è trasformato in un curioso esercizio di equilibrio politico: una mano sulla spalla di Chieti, l’altra sul ventre – ancora dolente – di Avezzano.
Nel comunicato ufficiale si legge che le forze di coalizione hanno ribadito la volontà di “restituire a Chieti una guida di centrodestra”. Bene, almeno lì la rotta sembra chiara: tutti insieme appassionatamente, con tanto di manifestazione di coalizione il 25 ottobre per festeggiare i tre anni del governo Meloni.
Un’operazione d’immagine, certo, ma con un messaggio preciso: il centrodestra teatino si mostra compatto e disciplinato, pronto a marciare in formazione serrata verso le urne.
Poi, però, si scende ad Avezzano e la musica cambia. Il comunicato, a quel punto, rallenta, si fa vago, impacciato, quasi timoroso. Si “prende atto del lavoro svolto” (formula che in politichese significa “non abbiamo concluso nulla”), si dà “mandato alle segreterie locali di completare il percorso” (tradotto: ci pensino loro, noi ci chiamiamo fuori) e si auspica “la più ampia convergenza possibile”.
Questa è la nota diffusa: “Si è tenuto quest’oggi il tavolo delle forze politiche della coalizione di centrodestra abruzzese per affrontare i temi legati alle prossime elezioni amministrative. Nel corso della riunione è stata ribadita con convinzione la volontà di restituire a Chieti una guida amministrativa di centrodestra capace di rilanciare l’attività della città. È, infatti, sotto gli occhi di tutti l’immobilismo dell’attuale amministrazione di centrosinistra, che non è riuscita a far svolgere a Chieti quel ruolo di riferimento per l’intera provincia. Il tavolo ha, inoltre, deciso di riconvocarsi già nella prossima settimana per proseguire la valutazione delle possibili candidature. Il tavolo del centrodestra ha, altresì, stabilito di organizzare una manifestazione di coalizione a Chieti il prossimo 25 ottobre, in occasione dei tre anni dall’insediamento del governo Meloni. Per quanto riguarda le amministrative di Avezzano, il coordinamento ha preso atto del lavoro svolto a livello provinciale e comunale, dando mandato alle segreterie locali di completare il percorso già avviato, con l’auspicio che possa raggiungere la più ampia convergenza possibile.” Lo comunicano in una nota congiunta i segretari regionali di Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, UDC e Noi Moderati: Etelwardo Sigismondi, Nazario Pagano, Vincenzo D’Incecco, Enrico Di Giuseppantonio e Paolo Tancredi.
Un auspicio, non un impegno. Un modo elegante per dire che, per ora, il centrodestra avezzanese è un cantiere aperto senza progetto esecutivo. Tradotto: la Lega sta con Di Pangrazio, l’UDC pure, Forza Italia ha mal di pancia e, in Fratelli d’Italia, l’assessore regionale Quaglieri appare molto più convinto quando si dice amico del sindaco uscente che quando si dice sostenitore dell’ex questore Alessio Cesareo.
Ma il punto è un altro: chi ha assistito alla riunione racconta del tentativo di “passarsi” la candidatura. Il consigliere Massimo Verrecchia, vero costruttore delle strategie politiche del centrodestra degli ultimi 14 anni nel capoluogo marsicano, sta provando, infatti, ad intestare la proposta di Cesareo ad altri partiti ma Forza Italia non ci sta, Noi moderati neanche e Fratelli d’Italia non vuole prenderla in carico. Così il tutto rimane sospeso. E rimangono sospesi pure gli elettori.



