Avezzano, politica da teatro dell’assurdo. Dopo Ernesto Fracassi, anche Nello Simonelli — il più giovane consigliere comunale, già collaboratore dell’assessore regionale Mario Quaglieri — abbandona la maggioranza Di Pangrazio e “torna a casa”, come ama dire lui, nell’area di centrodestra.
Un ritorno annunciato, forse inevitabile, non tanto per la scelta in sé, quanto per le reazioni.
Simonelli ha motivato la decisione con toni garbati ma inequivocabili: «Negli ultimi anni ho avuto l’onore di rappresentare la mia città con impegno e serietà», ha ricordato, «ma la deriva sinistrorsa di parte di alcuni della maggioranza ha snaturato l’anima civica dell’amministrazione».
Simonelli in pochi anni si è ritagliato un ruolo riconoscibile, promuovendo progetti culturali e sportivi essendo anche presidente della V commissione.
Ma il vero blob arriva non tanto da Simonelli: il post trionfale del capogruppo di Fratelli d’Italia, Massimo Verrecchia, che su Facebook ha accolto con entusiasmo il ritorno dell’ex dissidente, parlando di “valide motivazioni politiche” e lodando la coerenza di chi abbandona una maggioranza ormai “spostata a sinistra”.
Un post condito con il solito richiamo alle percentuali nazionali (“31% per Giorgia Meloni!”), come se i numeri di Roma potessero lavare le incoerenze di Avezzano.
Già, perché la memoria — quella sì, a volte è corta.
Lo stesso Verrecchia che oggi scrive “Accogliamo con piacere” è il medesimo che 5 anni fa strappò la tessera a Simonelli, espellendolo di fatto dal partito.
All’epoca servì l’intervento diretto del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, per sanare la frattura.
Oggi, invece, in tempi pre-elettorali Verrecchia si affretta a stendere tappeti rossi. Evidentemente, in politica il tempo non solo guarisce tutte le ferite — ma riscrive anche le cause.
Questa repentina amnesia politica è il vero nodo. Da un lato Simonelli rivendica coerenza, e probabilmente la sua storia amministrativa lo giustifica.
Dall’altro, Verrecchia e i suoi celebrano un ritorno che, fino a ieri, avrebbero definito tradimento.
Un corto circuito tutto marsicano, in cui le stesse mani che strappavano tessere oggi si tendono per stringerle davanti ai riflettori pre-elettoraloi in cerca di volti da candidare. (Vedi la vicenda Cesareo)
In fondo, è sempre la solita storia: la coerenza viene invocata, urlata, ostentata ma mai praticata.
La politica locale, quella vera, è altrove: nei fatti, non nei post di Facebook.



