di Pierluigi Palladini
AVEZZANO – Il Comune di Avezzano vuol riprendersi l’edificio a nord della città meglio noto come Comune nuovo o Contratto d Quartiere. Conosciuto ancor meglio come lo scatolone di vetro e cemento, costosissimo ed inutilizzato. Lavori avviati dalla giunta Floris, mai finiti, costi lievitati, due processi avviati, uno definito e uno in Appello, sta di fatto che l’inutile “scatolone”, privo di servizi ed impianti, è ancora lì come un monumento alle incompiute pubbliche. Ora l’attuale Amministrazione ha deciso di attivare la clausola del recesso dall’Appalto nei confronti della ditta costruttrice anche in considerazione dell’esito negativo del tentativo di conciliazione.
«Considerato l’esito negativo del tentativo di conciliazione con la ditta per riottenere in via bonaria la disponibilità del cantiere e alla luce dell’arbitrato ormai formalmente costituito – spiega il vice sindaco e assessore ai lavori pubblici Lino Cipolloni – abbiamo ritenuto che la strada più veloce per rientrare in possesso del fabbricato fosse avviare le procedure di recesso, così da poter riprendere con determinazione, anche alla luce dei fondi che stiamo recuperando dalla vendita della farmacia comunale, i lavori per il completamento dell’opera e consentirvi in tempi ragionevoli il trasferimento degli uffici comunali».
«Il completamento del nuovo Comune era e rimane un punto centrale del programma di governo – ribadisce il sindaco di Avezzano – ed ora più che mai possiamo concentrarci su questo ambizioso obiettivo: riprendere prima possibile e rapidamente i lavori sul fabbricato e portavi i primi uffici comunali, attualmente ubicati in più edifici. La loro riunione in una unica sede comporterebbe un risparmio dei costi di gestione e manutenzione degli stessi valutato in circa 50.000,00 euro annui. A questa somma andrebbe ad aggiungersi un risparmio di circa 2 milioni di euro, di cui necessiterebbero gli attuali uffici comunali per lavori di adeguamento sismico. Dare alla città il nuovo Comune, inoltre, riqualificherebbe l’intera zona Nord, ove tale struttura è ubicata, incustodita e nell’incuria più totale, esposta com’è al progressivo degrado, seguito al ritardo nell’esecuzione dei lavori e al fermo degli stessi, protrattosi ingiustificatamente dal 2012. A tal fine abbiamo recuperato parte dei fondi necessari ed altri ne recupereremo affinché questa incompiuta venga sottratta a un irrimediabile deterioramento e possa finalmente vedersi conclusa. Sono convinto – conclude il sindaco – che anche l’Irim comprenda l’esigenza dell’amministrazione e soprattutto dei cittadini, di voler rientrare nel possesso del cantiere e di ultimare i lavori. È un impegno che avevamo assunto in campagna elettorale e che intendiamo onorare ben prima della fine del mandato amministrativo».
Di tutt’altro avviso sono i consiglieri di opposizione del Pd, Roberto Verdecchia e Domenico Di Berardino. Verdecchia in special modo, lo ricordiamo, si è occupato da assessore dei problemi di questa vicenda e poi se ne è occupato anche nella sua professione di avvocato e, quindi, se ne conclude che forse è uno dei pochi ad avere ben chiara questa complessa situazione. Le perplessità del Pd, che parla di fumo negli occhi dei cittadini, riguardano l’effettiva possibilità di attivare la clausola di recesso e poi sulla disponibilità di fondi con i quali il Comune di Avezzano intende completare quell’opera al momento esistente solo nella parte meramente strutturale. Verdecchia, come si leggerà, ricorda che molti dei fondi elencati sono solo “virtuali” e qualcuno, come ad esempio il credito vantato con la ditta Gielle”, di proprietà della famiglia Giffi, addirittura dimenticato e in attesa di una qualche decisione da parte della stessa amministrazione comunale. Questo il testo del Pd.
«Che ben venga l’immissione in possesso da parte del Comune di Avezzano dell’opera relativa al contratto di quartiere 2 – nuovo Municipio di Avezzano, opera che sarebbe dovuta essere il “fiore all’occhiello” dell’amministrazione Floris ma che per palesi errori, sia essi progettuali che di valutazione tecnico-urbanistica, purtroppo così non è stata. Ad ogni buon conto, l’opera dovrà essere rivitalizzata e dovrà ritornare in pieno possesso della intera comunità avezzanese, la quale però non può e deve dimenticare che con la prima convenzione stipulata tra l’Amministrazione e la IRIM s.r.l. ed altri soggetti, ovvero quella del 31.05.2006 e non del 2016, furono utilizzati fondi concessi dal ministero pari a € 912.000,00, che potrebbero essere richiesti dall’avente diritto stante la mancata funzionalità dell’opera. Ma soprattutto l’Amministrazione non potrà dimenticare che per la realizzazione di quell’edificio iniziato dodici (12) anni or sono, si sarebbero dovuti alienare l’immobile in via America (attuale sede dell’anagrafe) al prezzo di quasi € 305.000,00, ed il relativo terreno per altri € 81.000,00 (art. 6 convenzione), oltre effettuare le relative permute con la società realizzatrice dell’opera, vista anche l’ulteriore convenzione ed accordo integrativo dell’11.10.2011 meglio riportato nella determina dirigenziale del 26.10.2011 con la quale, le parti regolamentavano la cessione e suddivisione delle proprietà nonché gli ulteriori impegni economici che le stesse dovevano assumere.
Ben venga quindi la fruibilità dell’opera – definita da più persone, a ragione o torto, un “attuale scatolone vuoto”-, ma si dovranno valutare anche tutte le altre circostanze che molto probabilmente non possono essere sfuggite allo stimato dirigente Ing. Di Stefano Francesco che in data 29.08.2018 – a 48 ore dal suo definitivo collocamento a riposo – per volontà della giunta, comunica il solo preavviso di recesso nei confronti dell’impresa esecutrice dei lavori- .
Ora, volendo tentare giustamente l’immissione in possesso da parte della P.A. sull’intera area soggetta a naturale degrado, ci si domanda se si può buttare “”il fumo negli occhi del cittadino”” o se effettivamente si vuole conseguire il c.d. “bene per la città”, visto che a conti fatti nei primi del febbraio 2019 il Consiglio di Stato dovrà decidere sull’annullamento o meno dell’atto posto in essere dall’amministrazione Di Pangrazio. Sempre orientativamente in quella data – mese più o mese meno – la Corte d’Appello dell’Aquila sarà chiamata ad esprimersi sulla responsabilità penale nel giudizio di secondo grado nei confronti degli attuali appellanti e l’arbitrato richiesto ed invocato dalla Irim potrà avere un tempo massimo di durata pari a dodici (12) mesi e ciò con decorrenza da metà luglio 2018.
Ci si domanda sempre cosa vuol fare l’attuale Amministrazione di maggioranza per terminare l’opera una volta ripresa in consegna l’immobile, ovvero quali fondi utilizzare, in quanto oltre a quelli ricavati della vendita della farmacia comunale pari a circa euro 1.152.000, deve reperire la restante somma individuata nelle varie consulenze disposte dalla varie Procure (di Avezzano e della Corte dei Conti dell’Aquila) e del Tribunale per un importo pari a circa €. 4.800.000 per cui a conti fatti rimarrebbero da reperire soli € 3.650.000,00, euro più euro meno.
Ci si domanda sempre, se si voglia attendere ancora e per quanto tempo per vedersi rimborsati della provvisionale accordata nei confronti degli appellanti condannati durante il processo in primo grado o prudenzialmente attendere ancora l’esito finale del procedimento penale.
Ma un ulteriore domanda ci sorge spontanea, ovvero, se è pur vero che la farmacia comunale risulta essere appetibile come bene strumentale e con congruo ipotizzabile ricavato pari all’importo di circa € 1.152.000,00, è chiaro che questo importo non risulta essere congruo per definire il nuovo complesso del contratto di quartiere 2 alias nuovo municipio, per cui sarà necessario reperire altri fondi pubblici lasciati così lungo la strada come ad esempio quell’importo pari a circa € 1.000.000,00 che dovrebbero essere corrisposti dalla Società Gielle s.r.l. – società in liquidazione – che è attualmente rappresentata dallo stesso professionista che ha assistito personalmente l’attuale primo cittadino costituitosi in sede di discussione davanti al Consiglio di Stato per la nota vicenda della c.d. applicazione dell’anatra zoppa. Tenteremo di farci rimborsare concretamente tale somma o la lasceremo nel dimenticatoio o dovremo fare ulteriori conti in tasca ai cittadini per terminare il palazzo municipale? Ai cittadini l’ardua risposta».
E noi siamo qui, in attesa di avere questa e altre risposte. La domanda che ci interessa di più riguarda proprio i tempi. Quanto altro la zona nord di Avezzano dovrà sopportare la presenza dell’odioso inutile scatolone di vetro e cemento?