AVEZZANO – Venerdì 24 Aprile scorso si è svolto il primo webinar, dedicato agli studenti del Liceo Scientifico “M. Vitruvio P.”, tenuto dalla giornalista di RAI3 Sabrina Carreras, già ospite della nostra testata a Novembre scorso: Sabrina Carreras aveva infatti incontrato gli allievi del Liceo avezzanese in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulla donna. Questa volta la giornalista ha proposto al Dirigente Scolastico Francesco Gizzi, che ha accolto l’iniziativa con entusiasmo, degli incontri di formazione online sulla professione da lei stessa praticata con tanta passione e impegno e in particolare sull’arte del farsi e del fare domande. Infatti i seminari verteranno sulle modalità di svolgimento e di preparazione di vari tipi di intervista.
Abbiamo voluto metterci alla prova e l’ abbiamo intervistata.
D. Dott.ssa Carreras, ha dato la disponibilità del suo tempo per “insegnare” a dei ragazzi qualche trucco del mestiere. Cosa l’ha motivata a questa decisione?
“Credo che in questo momento così drammatico che stiamo vivendo quello che ognuno di noi nel suo piccolo può fare è restituire valore. Io devo molto alla scuola pubblica. Se ho iniziato a fare questo mestiere è proprio grazie agli insegnanti che ho incontrato. Così ho pensato che sarebbe stato bello in questo momento restituire quello che ho imparato nella mia professione di giornalista televisiva. Tanto più che quando l’anno scorso sono stata ospite al Liceo Vitruvio, per l’evento di sensibilizzazione sulla violenza sulle donne “Nevermore”, molti studenti mi avevano chiesto consigli su come diventare giornalisti. Ho letto il giornale della scuola e mi ha molto emozionata perchè anche io da studentessa avevo creato un piccolo giornale scolastico. E da quel momento non ho più smesso di fare domande e scrivere“.
D. I suoi interventi verteranno sulle modalità di conduzione di un’intervista. Perché proprio questo tema?
“Perchè credo che l’intervista sia alla base del giornalismo. Almeno per me, per le mie inchieste, tutto parte dalle domande: da quelle che faccio anzitutto a me stessa sulla realtà, sulle fratture di senso che spesso ritrovo tra la realtà che ci raccontano e quella che vedo; sulle incongruenze; sulle curiosità; sulle scoperte; sulle ingiustizie. E poi ci sono le domande agli esperti, ai testimoni, a chi ha responsabilità politiche. Ma porre le domande giuste (cioè quelle non banali e quelle scomode), ottenere le risposte (significative e che aggiungono conoscenza) e saperle poi raccontare (cioè renderle pubbliche e interessanti per il pubblico) è un’arte che si affina con gli anni e l’esperienza. Poter condividere queste domande con degli studenti per me è prezioso, perché in fin dei conti credo che le domande siano gli anticorpi di cui ha bisogno una democrazia“.
D. Giornalismo e fake news: come proteggerci?
“La pandemia che stiamo vivendo ha mostrato l’informazione per quello che è nella sua essenza: necessaria, indispensabile, imprescindibile. Tutti noi di fronte all’avanzare di questo virus, sconosciuto, veloce, invisibile abbiamo avuto un bisogno: conoscere. E mai come ora ho visto una tale mole di informazioni, difficili da comprendere e spesso contraddittorie. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dato un nome a questo fenomeno: l’infodemia ovvero “la sovrabbondanza di informazioni, alcune accurate altre no, che rendono difficile per le persone orientarsi su un argomento e trovare fonti affidabili quando ne hanno bisogno”. Ecco credo che in questo momento l’informazione (e per informazione intendo non solo noi giornalisti, ma anche le fonti di informazione e quindi le fonti istituzionali e scientifiche in primis) abbia un’enorme responsabilità: la chiarezza. Il che significa non usare tecnicismi, ma spiegare. Distinguere ciò che è un dato di fatto, verificato e condiviso, da ciò che è una deduzione o una opinione. Gestire una crisi in fin dei conti è anche questo: avere informazioni chiare e univoche per agire o reagire collettivamente in modo ordinato e omogeneo”.
D. Deontologia professionale, libertà di espressione, diritto di cronaca: spesso questi ambiti vanno a confliggere creando veri e propri casi mediatici: come coniugarli?
“Il giornalista britannico David Randal, ex caporedattore dell’Indipendent, in uno dei suoi libri ha scritto una cosa che mi sento di condividere. Non esistono cose come il giornalismo di qualità e quello popolare, quello di sistema e quello antisistema, il giornalismo di destra, di sinistra, femminista, federalista…. chi scrive per rispondere a queste cause (o qualunque altra) non sono giornalisti ma propagandisti. Ci sono solo il giornalismo buono e quello cattivo. E ovunque si trovino i buoni giornalisti cercheranno di fare la stessa cosa: un’informazione basata sui fatti, onesta nelle intenzioni e negli effetti, che non serva altra causa se non quella della verità accertabile“.