L’AQUILA – “Il virus c’è. Esiste. È necessario riprenderne consapevolezza e in fretta”. Deciso il tono del dottor Franco Marinangeli, primario del reparto di Terapia intensiva dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila all’alba di una nuova ondata del covid 19 che si appresta a colpire l’Italia in piena estate con la variante Delta. Una variante contagiosa, arrivata anche in Abruzzo, con numerosi casi nel teramano, a Chieti, Pescara, ma anche nella provincia aquilana. In pausa di servizio, il dottore si è concesso ai nostri microfoni per una breve intervista ricostruendo in modo chiaro il quadro sociale e sanitario di oggi.
COVID E SOCIETÀ: SITUAZIONE ATTUALE. “Ci apprestiamo a vivere il pieno della nostra estate con numerosi eventi di cui tutti abbiamo sentito la mancanza. Ma il virus c’è. Esiste ancora ed è tra noi. Dobbiamo tenerlo a mente. La minaccia di una variante molto contagiosa che buca anche i vaccini non è un fenomeno fantascientifico, purtroppo, è sulle porte dei nostri territori. Ad oggi eseguiamo un tracciamento sui sintomatici, per cui i numeri potrebbero essere già molto più alti di quelli che percepiamo. Ma basta fare una passeggiata per vedere che la maggior parte delle persone si comporta come se non esistesse più alcun virus. Nessuna mascherina all’interno di attività, forme di contatto che purtroppo sarebbero ancora di evitare, vengono ora manifestate frequentemente.
VARIANTE DELTA E VACCINI. “C’è un problema tecnico sulla presenza della variante, ossia il pericolo di contagiosità alta. Fortunatamente, la fascia d’età più vulnerabile è stata vaccinata in gran percentuale, ma dobbiamo valutare il problema oggettivamente: la variante delta contagia anche i vaccinati in doppia dose, con manifestazioni sintomatiche anche con febbre e tosse, ma non da terapia intensiva. Bisogna tener presente che il vaccinato può essere tranquillamente un portatore sano, senza alcun sintomo.
ABRUZZO IN ZONA GIALLA? Il rischio è sotto gli occhi di tutti, vedendo anche i numeri della curva. Si potrebbe tornare in zona gialla superati i 50 casi su 100 mila abitanti. Tutti gioviamo della zona bianca ed è anche naturale che capita di stare in assembramento all’esterno. Ma bisogna rispettare a regole, se vogliamo continuare a goderci alcune libertà.
GREEN PASS ALLA FRANCESE? “Secondo me, la norma francese potrebbe avere un senso. Alcune norme restrittive possono essere un deterrente importante. Comprendo che alcuni potrebbero leggerla in modo negativo in termini di libertà individuale, ma è necessario salvaguardare la salute dei cittadini, delle persone fragili. Altrimenti a cosa sono serviti i sacrifici fatti?”.
PANDEMIA, POLITICA E VACCINAZIONE. QUALCOSA NON VA? “Alcuni non si vogliono vaccinare e naturalmente non si possono obbligare. Oggi, 15 luglio, affermare affermare che un vaccino sia molto più sicuro di un altro non farebbe che generare confusione. Una confusione che si è già generata a livello mediatico, non certo per colpa dei media, ma a causa di una confusione scientifica. Si è permesso a troppe figure, anche in ambito politico, di esprimere pareri personali su una mera questione scientifica. Ciò ha disorientato la gente, per questo sarebbe necessario un maggior contatto del monto scientifico con quello mediatico per comunicare in modo corretto con le persone”
NUOVO LOCKDOWN IN AUTUNNO O SI PUÒ EVITARE?: “Bisogna avere cautela, non paura. Si tratta di un senso di responsabilità di ciascuno di noi. Evitiamo di strafare e far finta di nulla, altrimenti sarà inevitabile pagarne le conseguenze e tornare a vivere con le restrizioni. Educazione in famiglia sul tema, sensibilità trasmessa dalla comunicazione politica e dai media: oggi i nostri medici siamo noi stessi.
LA SUA ESPERIENZA PERSONALE CON IL VIRUS. “Ho visto famiglie intere sterminate da questo virus. Nella nostra provincia, abbiamo avuto un numero eccessivo di vittime. Purtroppo, tendiamo a dimenticare, perché è nella nostra psiche cercare di allontanare da noi i momenti peggiori. Ancora non è finita, e alcuni problemi dobbiamo tenerli a mente. Questo virus non crea danni solo ai pazienti contagiati, ma anche a quelli non contagiati: non ricordate gli ospedali pieni di ottobre, nei quali non pazienti con altre gravi patologie come i malati oncologici, non potevano entrare perché c’era il pericolo di contagio? Se dovessi riaprire terapia intensiva, dovrei interrompere tutti gli altri interventi chirurgici. A differenza di ieri, oggi abbiamo già avuto un’esperienza diretta. Quello che avverrà in autunno, dipende tutto da noi stessi.