di Aldo Ronci
Dai dati esposti di seguito si evince che il sistema produttivo abruzzese si trova in una situazione di oggettiva difficoltà in quanto il valore aggiunto prodotto negli ultimi 20 anni subisce una flessione del 9,6% valore di gran lunga peggiore di quello italiano che è stato del 2,8%.
La flessione abruzzese:
- è pari al triplo di quella italiana;
- attribuisce all’Abruzzo uno spread negativo di ben 6,8 punti percentuali che tende a crescere;
- posiziona l’Abruzzo al 13° posto nella graduatoria delle regioni italiane.
L’Abruzzo negli ultimi 20 anni decresce considerevolmente e più velocemente dei valori medi italiani.
Lo spread tra le variazioni del V. A. dell’Abruzzo rispetto ai valori medi nazionali è peggiore in tutti i settori economici con un picco nelle settore delle costruzioni nonostante che nel post terremoto l’Abruzzo ha visto la presenza del grosso cantiere per la ricostruzione:
- Agricoltura -5,7 punti percentuali
- Industria -4,9 punti percentuali
- Costruzioni -21,4 punti percentuali
- Servizi -4,8 punti percentuali
LA TENDENZA ALLA CRESCITA DELLO SPREAD È CONFERMATA DAI DATI SOCIO-ECONOMICI DEI PRIMI NOVE MESI DEL 2021.
La popolazione abruzzese [1] è diminuita di 5.804 abitanti e in valori percentuali la flessione dello 0,39% è stata pari al 40% in più della decrescita italiana che ha registrato un decremento dello 0,28%.
Le imprese [2] registrano un incremento dello 0,96% inferiore all’ 1,64% italiano. La crescita non è soddisfacente in quanto la crescita è stata quasi la metà di quella italiana.
Le imprese artigiane flettono dello 0,51%, in controtendenza con il dato italiano che ha registrato un incremento dello 0,67%. Il risultato è deludente e posiziona l’Abruzzo al terzultimo posto della graduatoria nazionale.
L’export [3], nei primi 9 mesi 2021,ha registrato un incremento del 13,2%, dato inferiore al 20,1% nazionale che colloca l’Abruzzo al 15° posto della graduatoria nazionale delle regioni italiane mentre nel I trimestre 2021 si era posizionato al 1° posto.
La retrocessione nella graduatoria è dovuto alla pesante flessione subita nel III trimestre 2021 (-11,7% a fronte del +13,2% italiano), causata dal crollo dell’ automotive e dal fatto che l’export dei prodotti diversi dai mezzi di trasporto, da attribuirsi per la gran parte alle aziende locali, è cresciuto molto meno di quello italiano (9% contro il 13,9%).
L’ABRUZZO SE VUOLE MARCIARE, ALMENO CON GLI STESSI RITMI DEI VALORI MEDI ITALIANI, DEVE CAMBIARE PASSO.
I numerosi provvedimenti e le notevoli risorse messe in campo finora dalla Regione Abruzzo non hanno dato i risultati sperati.
Per poter avviare un processo di crescita apprezzabile bisogna focalizzare l’attenzione e le energie su due priorità fondamentali:
- le peculiarità dei territori che compongono la regione;
- l’esigenza primaria del sistema produttivo regionale.
LE PECULIARITÀ DEI TERRITORI CHE COMPONGONO LA REGIONE
L’Abruzzo si suddivide:
- in una zona occidentale montagnosa delimitata da una serie pressoché continua di montagne che costituiscono la parte più elevata di tutto l’Appennino;
- in una zona orientale, collinare, incisa da numerosi solchi fluviali e digradante verso il Mare Adriatico.
All’interno di queste due zone si trovano territori con caratteristiche socio-economiche di gran lunga diverse tra di loro e i divari non esistono più soltanto tra le Aree Interne Montane da una parte e le Aree Costiere e Collinari dall’altra ma (come si può rilevare dal mio report sullo spopolamento in Abruzzo dal 2014 al 2019 [4] e da quello sulla dinamica delle imprese in Abruzzo dal 2014 al 2019 [5]) i divari si vanno producendo all’interno sia delle Aree Interne Montane che delle Aree Costiere e Collinari.
Non è azzardato prevedere che, in assenza di politiche specifiche, nel futuro prossimo si dovrà registrare un peggioramento dei divari e forse è un dovere chiedersi che cosa fare per frenare le tendenze in atto che vedono l’Abruzzo storicamente diviso in due e, all’interno di questi Aree, evidenziarsi ulteriori fratture e scomposizioni.
Se si vogliono evitare provvedimenti occasionali legati alla funesta logica particolaristica praticata da decenni senza risultati apprezzabili, non resta che adottare una metodologia programmatoria che elabori un progetto che attivi uno sviluppo Regionale armonico e che faccia sì che tutti gli interventi e le risorse siano coerenti con quel progetto.
Allo stato si ha l’opportunità da parte della Regione di adottare lo strumento dell’Agenda Urbana che, meglio di qualsiasi altro, potrebbe avviare uno percorso di sviluppo armonico ed equilibrato di tutto il territorio Abruzzese.
Le Aree urbane funzionali (FUA) per uno sviluppo equilibrato ed armonico dell’intero territorio regionale abruzzese
La realizzazione dell’Agenda Urbana Abruzzese, secondo uno studio coordinato dal Prof. Roberto Mascarucci del Dipartimento di Architettura dell’Università “G. D’Annunzio”, prevede la suddivisione del territorio regionale in 7 Aree Urbane Funzionali che fanno riferimento alle Città Medie di Pescara-Chieti, Teramo, L’Aquila, Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto.
Le 7 Aree Urbane Funzionali rappresentano la struttura policentrica che caratterizza il territorio abruzzese ed è frutto di uno studio riportato in 3 volumi nei quali si dimostra in maniera inoppugnabile che la ripartizione ottimale del territorio abruzzese è proprio quella delle 7 Aree.
Queste riflessioni per evidenziare che l’eventuale individuazione delle Aree Urbane Funzionali tornerebbe a mettere le Aree della Regione comprese quelle Interne al centro dell’interesse e dell’attenzione della politica regionale e ciò comporterebbe per esse un impegno a livello regionale:
- per delineare strategie fondamentali per l’efficienza dei sistemi insediativi;
- per il sostegno ai settori produttivi;
- per la tutela dell’ambiente;
- per poter riuscire ad attuare efficaci politiche di sviluppo;
- per rendere i territori protagonisti della progettazione strategica;
- per garantire alle popolazioni che vi risiedono i servizi essenziali ed indispensabili.
L’ESIGENZA PRIMARIA DEL SISTEMA PRODUTTIVO REGIONALE
Come già detto il sistema produttivo abruzzese si trova in una situazione di oggettiva difficoltà e tale difficoltà è da imputare soprattutto al fatto che esso è composto per la gran parte da micro e piccole imprese che rappresentano il 96% del totale delle imprese e impiegano il 56% degli occupati. Esse hanno problemi di carattere strutturale e una scarsa propensione all’innovazione. Pertanto, la Regione deve destinare risorse che realizzino il miglioramento della competitività.
Il Regional innovation index(RII) elaborato dalla Commissione europea, fornisce una
valutazione sintetica della capacità innovativa delle singole economie regionali della UE. In base alle elaborazioni contenute nell’ultimo rapporto 2021, il punteggio assegnato all’Abruzzo pone la regione significativamente al di sotto della media dell’Italia. Un punto di particolare debolezza del sistema innovativo regionale è individuato nei minori investimenti in ricerca e sviluppo effettuati dal settore delle imprese[6].
Per conseguire l’obiettivo dell’innovazione delle imprese abruzzesi, che hanno bisogno di aiuto per superare i limiti all’interno dei quali sono storicamente costrette, si può istituire un Centro Regionale per l’Innovazione che abbia il compito di:
- proporre
- nuovi prodotti
- nuovi processi produttivi
- fornire gli strumenti conoscitivi necessari
- favorire la comunicazione tra imprese
- introdurre la condivisione della conoscenza,
- assicurare sostegno nella definizione di obiettivi realistici e strategie praticabili.
Variazioni percentuali cumulate del Valore Aggiunto negli ultimi 20 anni
Negli ultimi 20 anni (tra il 2000 e il 2020) il Valore Aggiunto complessivo dell’Abruzzo flette del 9,6% risultato di gran lunga peggiore al decremento del 2,8% Italiano, la flessione è pari al triplo di quella italiana e assegna all’Abruzzo uno spread negativo di ben 6,8 punti percentuali.
Le variazioni del V. A. dell’Abruzzo negli ultimi 20anni, rispetto ai valori medi nazionali sono peggiori in tutti i settori economici:
- Agricoltura – -16,6% vs -10,9
- Industria -18,5% vs -13,6%
- Costruzioni -43,9% vs -22,5%
- Servizi -1,8% vs 3,0%
Spread tra le Variazioni percentuali cumulate del V. A. negli ultimi 20 anni
Lo spread tra il Valore Aggiunto abruzzese e quello italiano è negativo, oltre che per quello totale, anche in tutti i settori economici
- Agricoltura -5,7 punti percentuali
- Industria -4,9 punti percentuali
- Costruzioni -21,4 punti percentuali
- Servizi -4,8 punti percentuali
Si evidenzia lo spread altissimo registrato nel settore delle Costruzioni,
Variazioni % cumulate del V. A. Totale in Abruzzo negli ultimi 20 anni
Il grafico delle variazioni percentuali cumulate del V. A. Totale negli ultimi 20 anni mostra come lo spread tra l’Abruzzo e l’Italia ha raggiunto quota 6,8 punti percentuali ed è allarmante il trend che mostra come esso tenda ad aumentare.
Graduatoria per variazioni % cumulate del V. A. Totale negli ultimi 20 anni
La flessione subita dal V. A. totale, negli ultimi 20 anni, è del 9,6% e pone l’Abruzzo al 13° posto della graduatoria nazionale.
Variazioni % cumulate del V. A. in Abruzzo nelle Costruzioni negli ultimi 20 anni
Il grafico delle variazioni percentuali cumulate del V. A. nelle Costruzioni negli ultimi 20 anni evidenzia come lo spread tra l’Abruzzo e l’Italia dal 2017 ha raggiunto quota 21,4 punti percentuali e continua ad aumentare.
La flessione del V. A. nelle costruzioni in Abruzzo (-43,9%) è altissima ed è doppia rispetto a quella italiana (-22,5%)
Graduatoria per variazioni % cumulate del V. A. nelle Costruzioni negli ultimi 20 anni
La flessione subita dal V. A. nelle Costruzioni, negli ultimi 20 anni, è del 43,9% e pone l’Abruzzo al terzultimo posto della graduatoria nazionale.
Distribuzione del V. A. tra settori e attività economiche [7]
Distribuzione del V. A. tra i settori economici
Il raffronto tra la distribuzione del V. A. tra i settori economici evidenzia che in Abruzzo il settore dell’Industria rappresenta il 20% del totale ed ha lo stesso peso che in Italia (20%), il settore delle Costruzioni con 6% pesa 2 punti percentuali più dell’Italia (4%) e il settore dei Servizi, invece, con il 71% pesa 3 punti percentuali meno
dell’Italia (74%).
Raffronto del V. A. tra le attività economiche nell’Industria
All’interno del settore dell’Industria la distribuzione delle attività economiche è sbilanciata, come è noto, a favore dei mezzi di trasporto che incidono per il 16% e
pesano ben 9 punti percentuali in più rispetto all’Italia (7%) mentre pesano meno i prodotti in metallo che incidono per l’11% e pesano 3 punti percentuali in meno dell’Italia (14%) e i prodotti elettronici ed elettrici che incidono per 11%% e pesano 8 punti percentuali in meno dell’Italia (19%).
Raffronto del V. A. tra le attività economiche nei Servizi
All’interno del settore dei Servizi la distribuzione delle attività economiche è sbilanciata a favore dell’amministrazione pubblica, difesa e assistenza sociale che incidono per il 15% e pesano ben 6 punti percentuali in più rispetto all’Italia (9%) mentre pesano meno l’informazione e la comunicazione che incide per il 2% e pesano 3 punti percentuali in meno dell’Italia (5%), le attività finanziarie e assicurative che incidono per il 5% e pesano 2 punti percentuali in meno dell’Italia (7%) e, infine, i servizi alle imprese che incidono per il 12% e pesano 1 punto percentuale in meno dell’Italia (13%).
Dati socio-economici nei primi 9 mesi 2021
La popolazione nei primi 9 mesi 2021
La popolazione abruzzese è passata da 1.281.012 abitanti del 31.12.20 a 1.275.984 del 30.09.21 registrando un decremento di 5.028 abitanti.
In valori percentuali la flessione dello 0,39% della popolazione abruzzese è stata pari al 40% in più della decrescita italiana che ha registrato un decremento dello 0,28%.
La dinamica delle imprese nei primi 9 mesi 2021
Nei primi 9 mesi 2021 le iscrizioni sono state 5.804e le cessazioni 4.382 per cui le imprese hanno registrato un incremento di 1.422 unità.
In valori percentuali le imprese registrano un incremento dello 0,96% inferiore all’ 1,64% italiano.
Il risultato non è soddisfacente in quanto la crescita è stata quasi la metà di quella italiana.
La dinamica delle imprese artigiane nei primi 9 mesi 2021
Nei primi 9 mesi 2021 le iscrizioni sono state 1.127e le cessazioni 1.275 per cui le imprese hanno registrato una flessione di 148 unità.
La flessione percentuale delle imprese artigiane è stata pari allo 0,51%, in controtendenza con il dato italiano che ha registrato un incremento dello 0,67%.
Il risultato è deludente in quanto ci si trova di fronte a un decremento mentre a livello nazionale si registra un buon incremento e posiziona l’Abruzzo al terzultimo posto della graduatoria nazionale.
L’export nei primi 9 mesi 2021
Nei primi 9 mesi 2020 l’export abruzzese ammontava a 5.776 milioni di euro mentre nei primi 9 mesi 2021 è stato di 6.537 registrando un incremento di 761 milioni di euro.
In valori percentuali l’export abruzzese ha registrato un incremento del 13,2%, dato inferiore al 20,1% nazionale che posiziona l’Abruzzo al 15° posto della graduatoria nazionale delle regioni italiane mentre nel I trimestre 2021 si era posizionato al 1° posto; la retrocessione nella graduatoria è dovuto alla pesante flessione subita nel III trimestre 2021 (-11,7% a fronte del +13,2% italiano) e causata dal crollo dell’ auto-motive.
[1] Elaborazione dei dati pubblicati sul sito www.demo.istat.it
[2] Elaborazione dei dati pubblicati sul sito www.infocamere.it/movimprese
[3] Elaborazione dati pubblicati sul sito www.istat.it
[4] Aldo Ronci – Novembre 2020 – ANDAMENTO DEMOGRAFICO DELL’ABRUZZO negli ultimi 6 anni (dal 2014 al 2019)
[5] Aldo Ronci – Febbraio 2021 – LA DINAMICA DELLE IMPRESE IN ABRUZZO negli ultimi 6 anni (2014-2019)
[6] Piero Cipollone – Settembre 2021 – L’Economia Abruzzese alla vigilia del PNRR
[7] Elaborazioni dati pubblicati sul sito www.dati.istat.it