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LA RIFORMA ELETTORALE DI MARSILIO TIENE BANCO TRA MAGGIORANZA ED OPPOSIZIONE IN REGIONE ABRUZZO

Germanico Patrelli di Germanico Patrelli
30 Ottobre 2022
in Politica, Regione Abruzzo
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REGIONE ABRUZZO
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La nuova legge elettorale firmata dal presidente della giunta regionale, Marco Marsilio, si compone di 15 articoli. Le principali novità riguardano l’introduzione del collegio unico regionale con l’abolizione delle quattro circoscrizioni attuali; l’introduzione della tripla preferenza di genere (due uomini e una donna oppure due donne e un uomo); l’elezione alla carica di consigliere regionale dei primi due candidati alla carica di presidente della giunta non risultati eletti (ora ne entra solo uno), collegati a una singola lista o a una coalizione di liste che abbiano ottenuto almeno due seggi; l’assegnazione dei seggi, con il criterio proporzionale, alle coalizioni di liste e alle liste non unite in coalizione sulla base delle rispettive cifre elettorali, in sostanza calcolando la somma dei voti validi; e infine un ampliamento del numero di candidati di lista che passerebbero dagli
attuali 30 a 45.

Questi sono i punti salienti della riforma elettorale presentata da Marsilio, ma non per tutti è un beneficio, anzi per qualcuno sarebbe una suggellazione del secondo mandato da presidente, blindandolo, con la riforma proposta.

Secondo i consiglieri di opposizione Scoccia e Mariani – “Se davvero si vuole avvicinare il modello elettorale regionale a quello dei Comuni, così come dichiarato in commissione, lanciamo la proposta del SINDACO D’ABRUZZO”.

“Introduzione del doppio turno se nessun candidato alla presidenza raggiunge il 50% al primo turno e voto disgiunto tra candidato Presidente e candidati consiglieri. In questo modo, scollegando la figura del Presidente dalle coalizioni di liste che lo sostengono, si darebbe vita ad una vera e propria elezione diretta del Presidente della Giunta Regionale, così come accade oggi per i sindaci dei Comuni superiori a 15.000 abitanti, rafforzando la rappresentatività del Presidente eletto”.

I due consiglieri, inoltre, sono entrati anche nella tematica del collegio unico regionale. “Potrebbe avere un senso nell’ottica di un maggiore coinvolgimento di ogni consigliere nelle problematiche dell’intera regione: tuttavia, nel caso si opti per questa scelta, riteniamo sia necessario comunque un meccanismo perequativo che garantisca rappresentatività adeguata ai territori provinciali in funzione della loro dimensione demografica. La nostra Regione è formata sia da grandi centri urbani che da una molteplicità di micro realtà locali ed occorre trovare un punto di caduta che contemperi le legittime ambizioni di rappresentanza di tutti i territori.

In conclusione, sia Scoccia che Mariani hanno voluto porre l’accento sull’introduzione delle tre preferenze. “Il presidente Marsilio, con la tripla preferenza, vuol far credere che si introduca un meccanismo facilitante per l’elezione delle donne in Consiglio Regionale: ci permettiamo di fargli notare che, in un bacino elettorale ristretto come la nostra regione, ben diverso da quello delle europee, più che favorire l’elezione di genere, la tripla preferenza consegna ancor di più ai partiti la possibilità di tentare di gestire gli eletti mediante accoppiamenti definiti a tavolino”.

Non è dello stesso avviso invece il Consigliere regionale e Presidente della Commissione d’inchiesta sull’emergenza idrica Sara Marcozzi, – “Sono sempre stata favorevole all’istituzione del collegio unico per la legge regionale di Regione Abruzzo e l’ho ribadito anche durante la Commissione Statuto al Presidente Marsilio. È il momento di pensare al nostro territorio come una realtà unica per dare risalto a ciò che ci unisce, non ciò che divide, vedendo il nostro territorio come un blocco unico e superando campanili e orticelli vari che hanno frenato lo sviluppo dell’Abruzzo, con Consiglieri regionali più impegnati a fare i Consiglieri comunali in Regione. Siamo chiamati ad affrontare sfide enormi che le difficoltà macro economiche stanno accelerando. Il nostro è già un territorio ridotto rispetto al resto d’Italia, e ridurlo ancora di più in nome di interessi di quartiere sarebbe un danno in primis per gli abruzzesi”. Che prosegue:  “Altre riflessioni, che ho voluto portare all’attenzione dei lavori di Commissione, è sul tema dell’uguaglianza di genere. Nelle due elezioni svolte con l’attuale legge elettorale, su 31 Consiglieri regionali sono state elette 2 donne nel 2014 e 5 donne nel 2019. Mi sembra quindi che il testo vigente sia indifendibile e clamorosamente deficitario sotto questo punto di vista. Oltretutto non dimentichiamo che la riforma di legge elettorale regionale introduce la tripla preferenza di genere, ricalcando la legge elettorale europea dove la rappresentanza di donne è molto corposa. Evidentemente, quindi, il problema è da ricercarsi a monte, da quello che succede all’interno dei partiti, e non a valle di un sistema elettorale. Quando lo si capirà, sarà una buona notizia per tutti noi”.

“Più che sulla “forzature” di quote rosa o sulla difesa cieca di campanili ed orticelli, sarei felice se questa discussione in aula puntasse sulla qualità dei singoli politici e delle singole persone, indipendentemente dal resto. Abbiamo l’occasione per dare sviluppo all’intera Regione e per mandare un messaggio a tutti i cittadini che vogliano impegnarsi in politica, pensando per una volta al bene di tutto l’Abruzzo. Spero che ci sia modo di confrontarsi serenamente, come successo oggi in Commissione, e di non bloccare i lavori di Consiglio su questo tema. Abbiamo tanti provvedimenti da prendere, a partire dagli aiuti agli abruzzesi per il caro energia dando seguito a una mia mozione approvata dalla maggioranza, e non possiamo perdere altro tempo”, conclude Marcozzi.
Per il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Silvio Paolucci invece – “Urge un tavolo sull’emergenza energetica, non uno su una legge elettorale scritta da un’unica mano per cambiare le regole a poco più di un anno dal voto. La discussione di stamane in Commissione ha dimostrato tutti i limiti di un disegno fuori tempo, divisivo e persino incompatibile con lo Statuto regionale. Noi non andremo a nessun confronto se i partiti della maggioranza non firmeranno tutti la stessa proposta, poi vedremo il contributo che potremo dare se ne avremo la possibilità.
Le priorità degli abruzzesi sono ben altre e le abbiamo indicate chiaramente in più di una mobilitazione e non c’è certo il voto del 2024 fra queste: servono sostegni per risollevare le sorti di famiglie e imprese messe in ginocchio prima dal covid e poi dai rincari – aggiunge Paolucci – Abbiamo anche indicato le risorse disponibili da subito per intervenire: 200 milioni, metà dal bilancio dal 2023, metà da obbligazioni non ancora assunte sui fondi europei. Ma il presidente Marsilio è rimasto sordo a ogni invito, anzi, mentre la nostra proposta veniva bocciata in Consiglio dalla sua maggioranza, lui depositava la sua legge elettorale: evidentemente gli interessa più assicurarsi un secondo mandato.  Dopo l’illustrazione ascoltata stamattina posso affermare con maggiore convinzione che non saremo a nessun tavolo se prima non si arriva a una versione condivisa della legge, quella illustrata oggi non solo non è firmata da tutta la maggioranza, ma è contro lo Statuto della Regione ed è arrivata al nostro esame senza la necessaria dotazione di schede legislative e pareri tecnici. Insomma, un testo improponibile. Marsilio prenda coscienza che è arrivato il momento di pensare alle cose serie, quelle che riguardano la comunità e non il potere”.

In supporto a Marsilio, sulla riforma elettorale, invece il senatore di Fratelli d’Italia, e segretario regionale del partito, Etel Sigismondi – “La proposta di riforma della legge elettorale regionale dimostra, ancora una volta, l’alta caratura istituzionale del presidente Marsilio. L’aspetto più rilevante, infatti, contenuto nel testo, quello cioè relativo alla ‘sprovincializzazione’ dei consiglieri regionali attraverso l’istituzione del collegio unico, rappresenta un salto storico-culturale e sul quale è stato giusto e opportuno aprire in commissione un confronto tra le forze politiche. Va proprio in tal senso la scelta del Presidente di depositare la proposta di legge, a sua sola firma, caratterizzandola, dunque, come una bozza di lavoro frutto dell’analisi di chi ha governato in prima persona l’Abruzzo e non come proposta di una parte politica. Il documento contiene spunti importanti che impongono un’attenta riflessione.

Non può sfuggire come il collegio unico regionale permetterebbe ad ogni singolo consigliere di non rappresentare solo un ambito territoriale bensì l’intera regione, superando ad esempio la dicotomia tra aree interne e fascia costiera a tutto vantaggio, evidentemente, degli atti di programmazione. A tal proposito, a chi paventa che la riforma penalizzerebbe l’elezione dei candidati delle aree interne, va detto che questo timore non risponde a realtà: basta applicare il collegio unico ai risultati elettorali delle scorse elezioni per verificare come il territorio regionale sarebbe uniformemente rappresentato. Non solo, il collegio unico elettorale garantisce l’elezione, per ciascuna lista, dei candidati più votati, realtà niente affatto scontata, paradossalmente, con la legge vigente per quelle liste che non eleggono in tutti e quattro gli attuali collegi provinciali. Così come l’aumento del numero dei candidati favorirebbe una maggiore partecipazione alla competizione elettorale, incrementando la rappresentanza dei territori in ciascuna lista.

La possibilità di elezione anche del secondo presidente non eletto, inoltre, si ispira alle dinamiche delle elezioni amministrative e supera l’incongruenza secondo la quale un candidato presidente che ottiene il terzo risultato, riuscendo a superare lo sbarramento del 4%, e con la rappresentanza di almeno due seggi della lista o della coalizione a lui collegata, non possa sedere in Consiglio regionale. Infine, la terza preferenza non è una novità assoluta: si ricorda, infatti, come alle elezioni europee siano previste appunto tre preferenze, di cui una di genere. E’ un sistema, quindi, che favorisce il dialogo tra i territori ed è utile anche per la riduzione del costo della competizione elettorale in virtù dell’aumento dell’estensione del collegio elettorale. A chi cerca di sminuire questa proposta migliorativa della legge bollandola, invece, come un tentativo di Marsilio di blindare le elezioni per una sua riconferma, faccio presente che nulla cambia in merito alla elezione del presidente ed evidenzio come lo stesso Marsilio ed il centrodestra non abbiano bisogno di escogitare alcun artificio visto il largo consenso di cui beneficiano.

La riforma proposta da Marsilio è di buon senso. Comprendo le difficoltà a valutarla serenamente da parte di chi si trova nella doppia veste, oggi, di dover licenziare il testo e tra un anno di cimentarsi con le nuove regole. Ritengo che per l’attuale Consiglio regionale l’approvazione della nuova legge elettorale rappresenterebbe un bel segnale di maturità politica”.

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Giornalista, Direttore

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